In questo articolo dettagliero’ un po’ meglio i 16 giorni di vacanza che abbiamo fatto in Australia.
Premetto che sto scrivendo dalla crociera, un mese dopo.
Arrivati a Brisbane, nel Queensland, abbiamo subito affittato l’auto, una tamarrissima Ford XR6 blu elettrico e ci siamo diretti a Tin Can Bay, dove avevamo prenotato le prime 3 notti.
La scelta e’ stata dovuta soprattutto a questioni di costi, visto che questa e’ altissima stagione in Australia e si fa fatica a trovare posto.
Da Tin Can Bay nei 2 giorni successivi siamo andati alle belle spiagge di Noosaville e Rainbow Beach (purtroppo piuttosto ventosa), per poi spostarci circa 3 ore di auto piu’ a sud.
Avremmo dovuto subito dormire a Murwillumbah, un pochino nell’interno, ma purtroppo al nostro arrivo abbiamo trovato la reception chiusa, e nonostante campanello e telefonate nessuno ci ha aperto.
Non trovando nessun’altra sistemazione sul posto (perche’ diciamolo, il posto e’ un po’ dimenticato da Dio), dobbiamo andare verso la costa. Qui ovviamente tutto e’ No vacancy. Troviamo solo un posto a 350 dollari, che sono davvero un po’ troppi. Per fortuna dopo poco riusciamo a trovare un motel a Palm Beach: davvero triste e all’apparenza non troppo raccomandabile, ma almeno costa “solo” 120 dollari! Il posto e’ davvero kitch, il tipo quasi non ci chiede i documenti e ci fa pagare subito in contanti, pero’ sono ormai le dieci e mezza di sera, cominciavamo seriamente a disperare, quindi l’importante e’ avere una stanza in cui passare la notte. Che poi alla fine a ripensarci bene non era poi questa mostruosita’: sembrava abbastanza pulito e il tipo mi ha pure regalato una tavoletta di cioccolato quando ha saputo che era il mio compleanno! Pero’ l’arredamento era inguardabile. La stanza pero’ era piuttosto grande, con 2 letti matrimoniali. Peccato appunto che fosse il mio compleanno e che quella sera volessimo fare le cose con calma e cenare fuori. Va beh, e’ un compleanno che mi ricordero’! Parte della colpa e’ anche stata dovuta al fatto che noi pensavamo di arrivare al motel di Murwillumbah alle 20, invece quando siamo arrivati erano le 21, in quanto Murwillumbah si trova gia’ nel New South Wales, e li’ hanno un fuso orario diverso! Ok, sono 2 diversi stati, ma il passaggio non avviene spostandosi da ovest ad est, ma da nord a sud!!!! Sono dei pazzi! E poi la costa e’ densamente popolata: e’ tutto un susseguirsi di paesi, senza interruzioni. E’ un po’ come se da noi a Savona ci fosse un’ora e ad Albisola un’altra. Anzi, nemmeno perche’ almeno tra Savona e Albisola cambiamo longitudine. E’ come se sulla costa della Toscana o delle Marche spostandosi un po’ piu’ a sud fossero un’ora avanti. Sai che casino con gli appuntamenti?
Infatti dove poi abbiamo dormito alla fine, a Palm Beach, eravamo ancora nel Queensland, cosi’ come a Surfers Paradise e Coolangatta che abbiamo visitato il giorno dopo, mentre poco piu’ giu’ si entrava nel NSW e quindi eravamo un’ora avanti.
Va beh, ovviamente poteva succedere di peggio. L’indomani siamo subito andati a Murwillumbah, per scaricare i bagagli (ripeto, non era facile trovare posto e non volevamo certo rimanere un’altra notte in quel motel). Si sono scusati moltissimo, dicendo che non capivano come mai non avessero sentito ne’ campanello ne’ telefono, ed ovviamente non ci hanno addebitato la notte non goduta. Il motel era decisamente molto meglio di quello in cui eravamo appena stati (e per soli 5 dollari in piu’). Purtroppo pero’ abbiamo perso fra tutto un altro paio d’ore, perche’ invece di svegliarci riposati a Murwillumbah e andare subito sulla costa, ci siamo alzati alquanto sconvolti, siamo andati a Murwillumbah a posare le valigie e poi siamo ritornati sulla costa. D’altra parte pero’ non ce la sentivamo di girare tutto il giorno con i bagagli dietro, ed inoltre volevamo essere sicuri di avere la camera per la sera.
Come accennavo prima siamo quindi andati a Surfer’s Paradise: una spiaggia immensa dove Gabry ha fatto surf.
Dietro la spiaggia ci sono altissimi grattacieli, al punto che uno fungeva da mega ombrellone per un tratto di circa 30 metri della spiaggia: Alicia lo ha apprezzato moltissimo (in effetti era comodo), ma il contesto non era certo quello di Noosaville. Poi siamo passati a Coolangatta, altro posto famoso per il surf, ma era ormai buio abbiamo solo potuto notare che, come ovunque in Australia, subito ditero la spiaggia ci sono i giochi per i bambini.
L’indomani, lasciata Murwillumbah, ci siamo diretti a Byron Bay, spiaggia grande e molto bella, ma anche molto molto assolata, dove Gabry ha fatto surf.
La sera avevamo un B&B a Lismore, sempre un po’ nell’interno. Un po’ caruccio, ma ottima scelta: casa bellissima e pulitissima, con un enorme bagno che aveva sia doccia sia vasca.
Al mattino abbiamo fatto colazione (un po’ prestino devo dire, ma le 8,30 erano l’ora massima) al tavolo della sala, con le signore che cucinavano le cose sul momento e siamo tornati a Byron Bay, ma in un altro punto che avevamo visto la sera prima, sotto il faro. E’ stata una scelta azzeccatissima: sulla spiaggia con la marea si era formata una piscina naturale, ed Alicia ha passato tutto il tempo li’, mentre Gabry faceva surf. Un posto davvero mozzafiato. L’unico difetto delle spiagge australiane, e’ che se vuoi parcheggiare proprio li’ il parcheggio e’ piuttosto caruccio, dell’ordine di 4-5 dollari l’ora. In realta’ abbiamo poi scoperto alle Hawaii, parlando con un ragazzo italiano che lavora come enologo sia in California sia in Australia, che gli stipendi sono molto alti. Lui ci ha parlato di 6500 dollari per un lavoro pagato in Italia 3000 euro.
Il giorno dopo a colazione, le signore del B&B ci hanno consigliato di visitare il santuario dei koala (friendsofkoala.org). E’ un’associazione senza fini di lucro che si occupa di curare i koala investiti o affetti da malattie. La signora che ci accoglie e’ molto gentile, ce ne fa vedere alcuni in cura e ci spiega molto. E’ sorpresa e contenta quando le acquistiamo un libro sui koala, ma ad Alicia colpisce molto e sebbene in inglese se l’e’ fatto leggere e tradurre tutto da suo padre nel mese successivo. Ora sa piu’ sui koala che su cani e gatti! Riusciamo anche a vedere l’unico koala in completa liberta’ di tutto il viaggio. Infatti sebbene ovunque ci siano cartelli che indicano zone abitate da koala (e invitano a fare attenzione a non investirli), non e’ molto facili vederli. Li avremo poi rivisti allo zoo di Sydney, ma non e’ la stessa cosa che vederne uno libero.
Lasciata Lismore ci dirigiamo a Port Macquarie, dove abbiamo prenotato un Best Western. L’indomani giriamo un po’ nei dintorni, quindi ci dirigiamo a Lemon Tree.
Devo dire che questa scelta si e’ rivelata una piacevole sorpresa. E’ un paesino piccolo, probabilmente un po’ snobbato. Non ha una spiaggia, ma un porticciolo, e solo 2 locali di poche pretese dove mangiare la pizza. Sembra di essere in uno di quei paesini con pochi abitanti nell’interno dell’Italia, dove i vecchietti alla sera si riuniscono nell’unico bar del paese a giocare a carte. Eppure le due sere che passeggiamo li’ c’e’ un’atmosfera favolosa, con la luna che illumina il mare, e nonostante l’aria fresca passeggiamo tra le mangrovie sperando di vedere un altro koala dormire tra le fronde degli eucalipti. Lemon Tree e’ stata scelta perche’ vicina ad Anna Bay, dove andiamo ma senza riuscire a stare molto in spiaggia, perche’ soffia un vento davvero teso, fresco e fastidioso. Anna Bay presenta pero’ delle spettacolari dune di sabbia, tali per cui ci si stupisce di essere in Australia. Ed infatti ci sono molte escursioni che fanno fare il giro sui cammelli, come le fotografie possono testimoniare. Lasciata Lemon Tree ci avviciniamo a Sydney, passando da Terrigal (dove Gabry fa surf in mezzo ai bagnanti, stupendosi che non si spostino, per accorgersi solo dopo che e’ lui ad essere dove non dovrebbe). Ci fermeremo a dormire 3 notti ad Oxford Falls, una trentina di km a nord di Sydney, mentre le ultime 3 notti le faremo a sud di Sydney (circa 15-20 km), a Miranda, vicino a Cronulla. Al solito le scelte sono dettate da motivi economici, ma non si rivelano sbagliate. La domenica lasciamo l’auto al parcheggio di un centro commerciale di North Sydney e da li’ prendiamo la metro verso Sydney. Siamo stati molto fortunati di capitare di domenica. Infatti paghiamo la flat rate del parcheggio per tutto il giorno 10 dollari anziche’ 52 (si, l’ho detto sui parcheggi sono dei pazzi), ma ancora piu’ paghiamo il biglietto giornaliero per tutti i mezzi solo 2,50 dollari a testa, anziche quasi 30 per gli adulti e quasi 20 per Alicia, (risparmiando quindi circa 70 dollari), perche’ c’e’ la promozione domeniche d’estate per le famiglie. Decisamente gli australiani incentivano il passare il weekend tutti insieme, ai parchi e all’aria aperta in genere. Ed in effetti in metro c’e’ pieno di bambini coi loro genitori o i loro nonni (talmente giovani che a volte e’ difficile capire la differenza). Facciamo il giro abbastanza canonico di Sydney: prima un po’ di centro, Opera House, poi dietro consiglio di una ragazza italiana conosciuta a Rainbow Beach e che vive con la famiglia da 6 mesi a Sydney, prendiamo il traghetto (sempre compreso nel biglietto di 2,50 dollari) e andiamo a Watson Bay, da dove possiamo godere una vista bellissima sulla citta’. E dove c’e’ un parco bellissimo, ovviamente coi giochi per i bambini. Da li’ autobus di nuovo verso il centro e la Sydney Tower Eye (di cui mentre sono in autobus compro il biglietto via internet spendendo per tutti e 3 circa 45 dollari e risparmiandone quasi 20 rispetto a comprarlo sul posto: meraviglie dell’ipad e di internet: solo con questo mi sono ripagata i 29 dollari della sim vodafone con 3 giga di traffico per 30 giorni comprata in aeroporto a Brisbane e che ci ha fatto da ottimo navigatore, usando Google Maps, per 16 giorni, dicendoci anche percorsi ed orari di tutti i mezzi pubblici). Ma torniamo un attimo all’Opera House: per certi versi e’ stata una piccola delusione: io me la immaginavo immersa in mezzo al verde (certo, l’acqua da una parte, ma l’accesso attraverso un parco). In realta’ ci si accede attraverso l’asfalto, dove oltretutto c’era una specie di esposizione di gonfiabili colorati, che facevano molto poco fine. Poi purtroppo una parte della pavimentazione era in rifacimento, con ovviamente reti di protezione e attrezzi da lavoro. Insomma, non era al massimo.
Pero’ prima di salinare la scalinata, vista da circa 100 metri, devo dire di aver provato una fortissima emozione. Non tanto per l’Opera House in se’ (esistono monumenti od edifici anche piu’ entusiasmanti e carichi di significato al mondo), ma per il fatto di rendersi conto di essere davvero dall’altra parte del mondo. Per noi italiani l’altra parte del mondo sono Australia e Nuova Zelanda, proprio geograficamente parlando intendo. E l’Australia a me fa pensare a Sydney e Sydney all’Opera House. E vedermela li’ davanti….. E’ stata davvero una grande emozione.
Ho pensato a questo viaggio per anni. Il primo germe e’ stato nell’ottobre del 2006, mentre ero in ospedale per un’operazione banale e ho sentito per telefono un mio collega che lasciava il lavoro per fare un giro del mondo di un anno. Quanto l’ho invidiato e ammirato! Sapevo che non avrei mai potuto fare una cosa cosi’ grande, ma la vincita al Milionario e la nascita di Alicia (per il congedo parentale) mi hanno dato l’opportunita’ di avere almeno un assaggio di quel sogno. Erano quattro anni che ci speravo, sempre con i dubbi e la paura, soprattutto per il lavoro, e trovarmi li, davanti all’Opera House, nell’altro emisfero, dove non ero mai stata e dove e’ estate mentre da noi e inverno, dove e’ giorno quando in Italia e’ notte, mi ha fatto davvero capire che lo avevo fatto. Che stavo davvero realizzando il mio sogno. Non e’ solo il fatto di vivere questa esperienza bellissima, di stare 2 mesi in giro per il mondo. E’ ancora di piu’ aver avuto il coraggio e la tenacia per farlo. E’ averlo desiderato e avere creato le condizioni e colto le opportunita’ che l’hanno reso possibile. Una recente pubblicita’ della Fastweb dice “Immagina, puoi”. Se puoi immaginarlo puoi farlo. Io l’ho immagino, l’ho sognato e l’ho realizzato. E questo mi rende orgogliosa di me stessa. E’ un successo, indipendentemente dai luoghi visti, dall’aver per una volta quasi saltato l’inverno, al di la’ dell’aver passato (ormai comincio a parlare al passato, visto che mancano 10 giorni al termine di questa avventura) 2 mesi sempre con mio marito e mia figlia, come non era mai successo e come purtroppo probabilmente non succedera’ mai piu’. E’ un po’ come dire che l’importante non e’ vincere, ma partecipare. E’ vero, la vittoria e’ esserci, piu’ ancora di come poi vanno le cose. In questi giorni ci sono le Olimpiadi invernali di Sochi. Ecco, io mi sento un po’ cosi’, come credo si senta un’atleta che partecipa alle Olimpiadi: si e’ preparato per 4 anni per esserci. Credo che molti di loro non si illudano di vincere una medaglia: la vera vittoria e’ esserci, e’ rappresentare il proprio paese alle Olimpiadi, davanti al mondo. Ecco, la mia vittoria e’ esserci, e’ averlo fatto, e averlo condiviso con la mia famiglia.
A molti sembrera’ banale: c’e’ chi molla tutto e cambia vita e lavoro con gran facilita’, dall’Italia, all’America, all’Australia o chissa’ dove. Sono tanti, ed io so di essere una provincialotta rispetto a loro, ma c’e’ una frase che trovo molto bella e che credo di aver in parte realizzato “Non cercare di essere migliore degli altri, cerca di essere migliore di te stesso”. Quando parlo di vittoria, di successo, non sono certo assoluti. Per altri questa esperienza e’ magari una bazzecola. Il successo di cui parlo e’ su me stessa, sulle mie paure, e perche’ no, sulla mia prudenza e il buon senso, che di questi tempi magari mi avrebbe suggerito di fare la formichina e starmene a casa e tenere da parte i soldi per imprevisti e tempi bui (visto che al peggio non c’e mai fine! E penso che davvero l’Italia adesso per certi aspetti sia al peggio, ma questo e’ un altro discorso, che non sono in grado di affrontare).
Lo so divago, ma d’altra parte questo sito e questi pensieri sono per amici e parenti, che ormai mi conoscono. Gli altri che potrebbero capitare qui per caso avranno gia’ da un pezzo abbandonato la lettura. Quindi sono tra amici, e non vi stupirete certo delle parentesi che apro (ma mi vanto di chiuderle tutte prima o poi!).
Siamo partiti dall’emozione davanti all’Opera House e li’ torniamo. Sydney e’ una bella citta’ per quello che ho visto.
Doveva essere un giro del mondo, tempo e soldi non erano poi molti, quindi abbiamo fatto delle scelte. Spero che la mia vita sia ancora lunga (secondo la media ho circa 40 anni di buono), quindi a Sydney potro’ tornarci un giorno. Senz’altro posso garantirvi che ha uno zoo bellissimo, il Taronga Zoo. Organizzato molto bene e con una vista fantastica sulla citta’. Vi abbiamo speso senza rimpianti una giornata. Ma non prima di averne dedicata una alle spiagge a nord di Sydney: Narrabeen, Dee Whay (altro ottimo consiglio di Luisa) e Manly.
Una volta trasferitici nel motel a Miranda ci siamo dedicati alle spiagge a sud di Sydney, ovvero Bondi e poi Cronulla, dove Gabry ha fatto surf con un amico australiano conosciuto a Savona (suo padre e’ originario di li’) e poi rimasto in contatto tramite facebook. E qui potrei aprire un’altra digressione sulla meraviglia e la potenza di internet e della tecnologia, e di quanto io ne sia entusiasta e sia orgogliosa di lavorare in questo settore. Ma e’ quasi ora di cena, e non ho tutto questo tempo! 🙂
Cronulla e’ molto bella: come Dee Why sulla spiaggia ci sono delle piscine seminaturali: in pratica hanno dovuto solo aggiungere un muretto e una paio di corrimano alle formazioni di rocce, e si sono formate sulla spiaggia stessa delle piscine di acqua di mare, che penso si ripuliscano da sole semplicemente grazie alle maree. Che posto meraviglioso! E nell’immancabile parco giochi ho pure conosciuto una donna giapponese, sposata con un italiano, che mi ha raccontato che si erano trasferiti li’ da Mestre 3 anni prima! Non sono solo i luoghi a fare i viaggi, ma anche, e soprattutto, le storie. E con questo vi saluto e saluto l’Australia.
Ci “rileggeremo” negli Stati Uniti!
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