USA – 7-11 febbraio 2014 – Houston e New Orleans

Dopo il volo piuttosto deludente da Los Angeles, Houston ci attende con una serata davvero fredda. Usciamo dall’hotel solo per mangiare qualcosa e ci saranno al massimo pochi gradi.
Per fortuna l’indomani il clima e’ decisamente piu’ mite e saliamo decisamente oltre i 10, forse anche 15.
Houston ci delude un po’. Ammettiamo di essere arrivati a Downtown tardi. Infatti dall’hotel prima torniamo all’aeroporto (che si trova a nord di Houston) ad affittare l’auto, quindi ci dirigiamo al nuovo hotel, che si trova invece ad est di Houston, gia’ sulla strada che dovremo intraprendere l’indomani per arrivare a New Orleans. La stanza non e’ ancora pronta, cosi’ decidiamo di aspettare mangiando qualcosa in un vicino ed enorme centro commerciale. Quindi scarichiamo i bagagli in camera e ci dirigiamo a Downtown. E’ sabato e alle 17 e’ praticamente tutto chiuso. C’e’ il classico centro costituito da vie che si intersecano regolarmente ed alti grattacieli, ma tutto e’ chiuso e gira poca gente, neanche troppo bella.
Insomma, tempo un’ora e risaliamo in auto e ce ne torniamo in hotel. Tra l’altro in hotel avevamo preso i vari depliant turistici e le attrazioni pubblicizzate erano comunque lo zoo, lo space center o un lunapark. Insomma, non ci sembra che Houston offra molto.
La sera pero’ almeno io e Alicia possiamo farci un bagno nella piscina riscaldata e al chiuso dell’hotel!
L’indomani mattina partiamo verso New Orleans, dove arriviamo comunque che e’ ormai buio, in quanto ci sono 5 ore di viaggio piu’ le soste.
Anche qui ci facciamo prendere dalla nostalgia e dal voler ripercorrere con Alicia le tappe dei nostri viaggi precedenti: conoscendo i suoi gusti siamo sicuri che le piacera’ visitare una piantagione: l’idea iniziale e’ di sceglierne una diversa da quella da noi visitata nel 2005, ma come allora alla fine la Oak Alley Plantation ci sembra la migliore ci rechiamo la’.
Pioviggina un pochino, ma per fortuna durante la visita del bel parco di querce secolari esce un po’ di sole.
E’ sempre sconvolgente e un po’ straziante trovarsi di fronte alla testimonianza tangibile di qualcosa di cosi’ terribile come la schiavitu’: leggere il prezziario degli schiavi e pensare che non risale a migliaia di anni fa ma solo a 150 fa venire i brividi. Come potevano persone giudicate normali e rispettabili pensare che fosse legittimo trattare un altro essere umano come una proprieta’, comprandolo e vendendolo e disponendo di lui come un oggetto? Per non parlare delle torture in caso di ribellione o tentativo di fuga. Cosa puo’ in generale portare un essere umano a ritenersi superiore ad un altro solo sulla base della razza? Beh, che stupida, ho detto 150 anni fa? Purtroppo non ne sono passati nemmeno 70 se invece che ai campi di cotone e canna da zucchero pensiamo ai campi di concentramento.
Il pregiudizio e’ una cosa: seppur sbagliato ha una sua spiegazione logica: se alcune persone con una certa caratteristica comune, di razza, religione, etnia o quant’altro, adottano un certo comportamento negativo, e’ in parte comprensibile provare poi paura nei confronti di altre persone con la stessa caratteristica. Non sto dicendo giusto o accettabile, ma solo almeno con una spiegazione logica. Fa parte del nostro spirito di sopravvivenza. E’ lo stesso motivo per cui la maggior parte di noi ha paura dei serpenti e dei ragni, anche quelli non velenosi ed assolutamente innocui, mentre non ha paura dei piccoli mammiferi, simpatici e pelosi. Il gatto che si e’ bruciato con l’acqua calda ha paura anche dell’acqua fredda.
Se da domani in TV o sui giornali venissimo a sapere prima di un assassino alto, biondo e con gli occhi azzurri, poi di un altro, diverso, ma sempre alto, biondo e con gli occhi azzurri, e poi ancora e ancora, beh, non mi stupirebbe che si creasse un pregiudizio nei confronti degli uomini alti, biondi e con gli occhi azzurri. Ovviamente sarebbe comunque ingiusto, perche’ ci sarebbero un sacco di uomini alti, biondi e con gli occhi azzurri e assolutamente onesti e non pericolosi, pero’ almeno a livello razionale ci sarebbe un motivo, una spiegazione.
Ma il razzismo, cioe’ il pensiero che una persona sia inferiore, abbia meno diritti e possa essere trattata diversamente solo perche’ appartiene ad una razza piuttosto che ad un’altra, questo proprio non ha senso, non riesco a trovargli alcuna spiegazione, e’ solo assurdo e basta. Eppure un’intera societa’ ci si e’ basata sopra per decine, centinaia di anni. Se non fa venire i brividi questo…..

A proposito di brividi, verso l’una si mette a piovere intensamente e ci dirigiamo verso New Orleans: parcheggiamo in un grande centro commerciale in fondo a Canl Street e dopo aver avvolto Alicia in una mantellina antipioggia (comprata ancora in lire circa 15 anni fa e mai usata!), ci dirigiamo al quartiere francese. Purtroppo la pioggia non aiuta: facciamo vedere ad Alicia alcune vie, teatro de La principessa e il ranocchio ed ancor piu’ dei giochi che ne sono derivati, arriviamo nella piazza della Cattedrale, dopodiche’ stanchi e infreddoliti ci rifugiamo in uno Starbucks, dove raccogliamo le forze per tornare in hotel.
New Orleans e’ una citta’ estremamente affascinante, ma la prima volta Bourbon Street ci ha accolto di sera con i suoi ubriachi e i conseguenti poco piacevoli effluvi, e stavolta con la pioggia e un po’ di fresco. E comunque siamo in pieno giorno, di lunedi, e ci sono i locali che ti chiamano dentro per provare una delle loro ragazze! E tutti girano con alcolici in mano, alle 4 del pomeriggio. Certo, i negozi che vendono souvenir con soggetti teschi, scheletri e vudu, oppure le piccole fabbriche di dolci, sono molto suggestive ed allettanti. E anche le architetture sono molto caratteristiche, colorate e piacevoli (tra l’altro mancano meno di 3 settimane al famoso Mardi Gras). Ma la cura e la pulizia non sono certo quelle della California.
Comunque, anche se lasciamo New Orleans senza troppi rimpianti, capiamo che per alcuni New Orleans possa esercitare un fascino unico, anche grazie alla sua musica e alle sue superstizioni e al suo culto dei morti (qui sono famosi i tour dei cimiteri, cosa che ovviamente noi evitiamo, visto che Alicia non e’ esattamente un cuor di leone!)

Purtroppo ci attendono 2 giorni di viaggio per raggiungere Orlando e Disneyworld!

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