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USA – 1-4 febbraio 2014 – San Diego: i love you

La frase che sto per scrivere non l’ho mai letta o sentita, ma per me e’ vera:
San Diego e’ la citta’ piu’ bella del mondo.

Ho 41 anni e la passione di viaggiare da sempre, per cui ho sempre impiegato le nostre risorse famigliari in viaggi, a scapito di gioielli, borse, tappeti, scarpe e tutte le altre cose che solitamente fanno spendere un sacco di soldi alle donne. Quindi un po’ di citta’ famose le ho viste. Da quelle italiane (Roma, Venezia, Firenze, Milano, Torino, Napoli, Bologna solo per citare e piu’ grandi e famose) a quelle europee (Parigi, Londra, Barcellona, Lisbona, Strasburgo, Ginevra, Amsterdam, Bruxelles, Vienna, Monaco di Baviera) a quelle del Nord America (Los Angeles, San Francisco, Las Vegas, New York, Boston, Whasington, Philadelphia, Toronto, Ottawa, Montreal, Quebec City) e, per la prima volta in questo viaggio, Hong Kong e Sydney.
Eppure nessuna ci ha rubato il cuore come San Diego. E’ la terza volta che torniamo, ed ogni volta temiamo che il ricordo sia piu’ dolce della realta’ e di rimanere delusi. Invece e’ esattamente il contrario: ogni volta ci stupiamo di quanto ci piaccia e di quanto riesca ancora a regalarci. Forse il suo fascino e’ dato dal fatto di essere una citta’ con l’organizzazione e l’ordine americano, ma il sapore e la rilassatezza messicane o comunque latine.

Ma e’ anche che e’ una citta’ grande, ma poco caotica, molto vivibile, e molto varia. Si va dal SeaPort Village, un piccolo villaggio commerciale sulla marina, sotto i grattacieli di Downtown, al quartiere GasLamp, proprio a Downtown; dal promontorio di Point Loma, con l’antico e il nuovo faro sull’Oceano, il monumento a Cabrillo e la base e i cimiteri militari, all’istmo del Coronado, con il suo antico, lussuosissimo e meraviglioso hotel in legno, del 1888, dove hanno soggiornato presidenti e star famose (da Frank Sinatra a Marylin Monroe), e dove di puo’ entrare per girare tra i negozi o prendere qualcosa da bere intorno alla piscina, per poi accedere alla spiaggia sull’Oceano (e magari godersi un fresco tramonto come abbiamo fatto noi stasera); da Old Town, un “parco” storico in stile decisamente messicano, pieno di negozietti di souvenir (il soggetto principale sono i teschi, o meglio il dio de la muerte) e ristoranti messicani, al Balboa Park, un immenso parco che racchiude vari musei (dell’aviazione, dello sport, dell’automobile). Senza poi parlare delle attrazioni piu’ turistiche e pubblicizzate come lo zoo (ammetto non cosi’ bello come quello di Sydney, ma comunque notevole), il SeaWorld, Il Safari Park o Legoland.
Ah, e poi stavo per dimenticare (perche’ questa volta non ci siamo ancora stati, ci vogliamo fare un salto domattina) Mission Bay e la zona de La Jolla, con le sue spiagge e le sue case lussuose (gia’ come se quelle a Point Loma o a Coronado non lo fossero).

Insomma San Diego e’ una citta’ che ha veramente di tutto, ma soprattutto tanto verde, tanta tranquillita’, tanti angoli meravigliosi.

Avremmo trovato anche l’angolo (anzi il triangolo) perfetto in cui vivere: Velvet Park, a Coronado, all’incrocio tra Guadalupe Avenue e Jacinto Avenue.
Ma a San Diego qualunque angolo andrebbe bene.
E’ una citta’ meravigliosa, e sebbene questa sia la terza volta che ci torniamo, non sara’ l’ultima. Ed anzi, la prossima volta ci piacerebbe magari affittarci un appartamento e vivere un po’ di piu’ questa citta’ meravigliosa (sebbene d’inverno non sia caldissima: in questi giorni c’era il sole, ma di giorno non si superavano i 15 gradi e la sera si scende almeno a 10).

Quindi, in conclusione, lo ripeto: per noi San Diego e’ la citta’ piu’ bella del mondo!

USA – 31 gennaio 2014 – In mainland

Atterrati a Los Angeles con circa 30 minuti di anticipo.

Volo bruttino,  senza alcun servizio, giusto un po’ d’acqua, caffè e succhi, il resto a pagamento. Eppure è un volo di 5 ore con American Airlines!

Recuperati i bagagli prendiamo la navetta per l’ Hilton.

Fuori circa 15 gradi, ventosino. L’unica cosa che non rimpiangiamo delle Hawaii è l’hotel.

Fast food ed ora rientriamo in hotel a farci una doccia e fare nanna: letto king size, si dorme in 3. Il king size me lo sono sognato per 3 anni dopo che è nata Alicia, quando non c’era verso di farla dormire se non con noi!

Domani ritiriamo l’auto, quindi salto a Malibu e poi via verso San Diego.

Previsioni, parzialmente nuvoloso, massime 17 minime 9.

USA – 31 gennaio 2014 – Hawaii addio, anzi arrivederci

Oggi sono un po’ triste perchè stiamo per lasciare le Hawaii. Si parla tanto di mal d’Africa, ma secondo me noi siamo stati colpiti dal mal di Hawaii.

E lo dico nonostante quello che ho scritto nel precedente articolo sulla relativa sfortuna sul tempo. O forse per quello nel senso che non sono riuscita a togliermi la voglia. Ma anche ci fosse stato un tempo splendido, come ci si puo’ togliere la voglia in una settimana di vivere in un paradiso? Forse a molti le Hawaii sembreranno troppo commerciali, troppo piene di negozi e facilities, ma io lo ammetto senza vergogna: a me piacciono proprio perchè puoi avere una natura spettacolare, un mare bellissimo, paesaggi mozzafiato, il tutto abbinato a tutte le comodità di spostamento, di negozi, di attrazioni di tutti i tipi.

Molti cercano le cose autentiche, ma cosa significa autentico e cosa non lo è? Tutto ciò che vivi e vedi è autentico. Certo, non vai ad Ohau pensando che gli hawaiiani abitino ancora nelle capanne e cuociano il maialetto sotto terra. Hanno l iphone e magari sono pochi quelli con sangue al 100% hawaiiano. Ma al mattino prima di andare al lavoro vanno a fare surf, e le ragazze comunque ballano la hula e portano i fiori nei capelli. Io sono un’autentica italiana, anche se non vivo nel Sud Italia, non cucino tutto il giorno e non ho 10 figli. Eppure forse gli stranieri quando cercano l’Italia autentica pensano a quello.

Quello che rende autentico un posto sono il suo clima, la sua vegetazione, i suoi paesaggi, la sua storia e la sua cultura.

È normale al giorno d’oggi che dove ci sia la possibilità di sfruttamento economico di qualcosa, venga fatto. Siamo tutti grandi per saperlo. Ma allora? Anche questo è autentico! Lo è in quanto è quello che succede!

Quando sei alle Hawaii ti immergi in un mare autenticamente meraviglioso (certo quando il tempo lo consente!), tra autentiche palme altissime, con lo sfondo di autentiche onde altissime, su cui surfano autentici ragazzi e ragazze che amano il surf. E lo spirito dell’Aloha comunque lo senti. Sarà anche un po’ commercializzato, ma comunque è ovunque intorno a te (meglio della Vodafone!)

va beh, non so perchè mi sono lanciata in questa cosa. Forse perchè mi piange il cuore a partire. E sono certa che tornerò. Questo non è un addio, ma solo un arrivederci. Non so quando potremo farlo, forse di nuovo tra 12 anni, ma torneremo.

Ora sono al gate e ci stanno per imbarcare.

Scriverò ancora delle Hawaii e pubblicherò qualche foto tra un paio di giorni, quando a San Diego spero avremo in hotel un buon wifi! 🙂

Aloha!

USA – 24-30 gennaio 2014 – Hawaii, un paradiso, ma delusione tempo

Siamo alle Hawaii da ormai quasi una settimana.

Finora non sono stata molto ligia nel mio diario di viaggio, anzi. Scrivero’ poi ancora degli articoli sull’Australia (di cui ho solo raccontato alcune caratteristiche, ma senza raccontare granche’ di quello che abbiamo fatto e dove siamo stati).

Pero’ voglio cercare di rimanere un po’ in pari, in modo che amici e parenti abbiano informazioni piu’ aggiornate, quindi ora scrivero’ qualcosa sulle Hawaii, o meglio sull’isola di Ohau, quella con Honolulu e la famosa spiaggia di Waikiki per capirci.

Io e Gabry eravamo stati alle Hawaii nell’agosto del 2002. Avevamo pernottato solo 4 notti ad Ohau, perche’ eravamo stati anche a Kauai e Maui.

In questo giro del mondo abbiamo voluto tornare alle Hawaii perche’ le abbiamo amate (e confermiamo il sentimento) moltissimo, pero’ per fare una cosa piu’ tranquilla abbiamo deciso di stare 7 notti a Waikiki (ah, qui lo dicono con l’accento sull’ultima i, Waikikì).

La scelta in se’ e’ stata giusta, e questa e’ in generale una buona stagione per le Hawaii: e’ comunque inverno (siamo sempre nell’emisfero boreale), ma il clima equivale alla nostra estate: si puo’ andare al mare e c’e’ davvero pienissimo di turisti. Purtroppo siamo stati un po’ sfortunati (si, lo so, e’ tutto relativo!) e abbiamo preso una settimana un po’ freschina: beh, capita anche in Italia a volte un giugno freddo o anche altri mesi.

Ci hanno detto che la settimana prima faceva molto piu’ caldo. Quando il sole esce, ci capisce che e’ un sole che “picchia”, ma purtroppo da quando siamo arrivati, venerdi 24 gennaio, ha quasi sempre fatto nuvolo, con anche scrosci di pioggia.

Forse uno dei giorni migliori era proprio il 24, ma eravamo talmente cotti dal volo che non ce lo siamo goduto troppo.

L’indomani era freschino e abbiamo deciso di girare per Waikiki, per il parco sotto il Diamond Head e di ambientarci. Non siamo saliti sul Diamond Head perche’ Alicia non se la sentiva: in effetti noi ci eravamo stati nel 2002 ed e’ una bella camminata: la vista poi si’, e’ bella, ma qui e’ talmente tutto bello che comunque qualunque cosa fai va bene.

Domenica acqua di brutto, proprio di quella a catinelle, cosi’ abbiamo preso l’autobus ed abbiamo passato l’intera giornata all’Ala Moana Center, un centro commerciale enorme ed ovviamente coperto (anche se non completamente chiuso). Essere alle Hawaii da tre giorni e non avere toccato l’acqua e’ stato un po’ un insulto. Per fortuna che domenica si teneva, all’Aloha Stadium, il Pro Bawl, una partita di football tipo All Star Game: dico per fortuna, perche’ il sabato sera c’e’ stata qui a Waikiki una grande festa e quindi questo ci ha permesso di partecipare ad una cosa particolare, che non capita tutti i giorni. Un sacco di americani sono venuti alle Hawaii in questi giorni solo per il Pro Bawl, e noi invece ci siamo capitati per caso! Strada chiusa, bancarelle, tantissima gente in strada e palchi con mascotte e cheerleader!

Finalmente lunedi siamo riusciti ad andare in spiaggia, a The Wall. Gabry ha finalmente affittato un longboard per un’ora e ha fatto surf a The Queen. Purtroppo poco dopo si e’ messo a piovigginare, ma non faceva freddo e io mi sono comunque fatta un bel bagno. Poi in camera a farci un bel piatto di pasta (pasta e olio italiani, comprati in Australia e mangiati alle Hawaii alle tre del pomeriggio, quando in Italia erano le due di notte!) e quindi di nuovo un giro, facendo una bellissima “beach walk”.

Capendo che il tempo avrebbe continuato cosi’, per martedi’ abbiamo organizzato di prendere l’autobus “The Bus” e andare al Polynesian Cultural Center (PCC). Qui gli autobus cittadini vanno anche in tutta l’isola, e il biglietto costa sempre 2,50 dollari a testa (i bambini sotto i 6 anni non pagano e tra i 6 e i 17 pagano 1,25). Il biglietto si fa salendo sull’autobus e inserendo la cifra esatta in una macchinetta a lato dell’autista. Se si pensa di dover prendere un altro autobus entro 2 ore, si puo’ chiedere all’autista un “transfer”, cioe’ un bigliettino con il quale senza pagare nulla in piu’ si puo’ appunto salire su un altro autobus. Quando eravamo stati alle Hawaii nel 2002, invece che 2,50 dollari, il biglietto costava 1 dollaro!

Ci e’ voluto parecchio (quasi 2 ore) per arrivare al PCC, perche’ abbiamo dovuto cambiare autobus ad Honolulu (all’Ala Moana Center) e “tagliare” a meta’ l’isola. Ma ne e’ valsa la pena. Abbiamo infatti visto le ricostruzioni di 7 villaggi della cultura polinesiana: Hawaii, Tonga, Tahiti, Samoa, Aotearoa (Nuova Zelanda), Fiji e Rapanui, e molti spettacoli che univano danze, canti e attivita’ tipiche delle popolazioni a una certa dose di umorismo e comocita’ che non ha guastato. Ah, pero’ prima di andare, Gabry si e’ alzato presto ed e’ andato a farsi un’altra ora di longboard a The Queen!

Oggi eravamo decisi ad affittare un’auto e fare il giro dell’isola: purtroppo arrivati all’ufficio per affittarla, c’era tantissima gente ed erano rimaste solo auto da 160-200 dollari al giorno. Cosi’ ne abbiamo prenotato una normale (57 dollari) per domani, ed oggi abbiamo nuovamente preso l’autobus per andare pero’ ad Hanauma Bay, una baia molto bella che e’ riserva naturale, infatti si paga il biglietto per entrare (7,50 dollari, nel 2002 era 3 dollari, insomma tutto e’ aumentato del 250%!!), ma non sotto i 12 anni. Prima di accedere alla spiaggia sei obbligato a passare per un piccolo “cinema” dove ti spiegano che non devi toccare i coralli, nutrire i pesci, stai attento alle correnti, ecc.

La baia e’ davvero spettacolare (prometto di pubblicare qualche foto), ma anche qui, vento fortino e scrosci di pioggia. L’acqua pero’ non era freddissima e io e Gabry abbiamo fatto un po’ di snorkeling, a turno, perche’ Alciai era spaventata dal vento (si’, lo so, sembra assurdo, ma purtroppo e’ cosi’) ed e’ stata rannicchiata sull’asciugamano con un altro asciugamano addosso. Ho dovuto farle un po’ di ramanzina, ma comunque non ha toccato l’acqua. Ovviamente poi siamo stati un po’ con lei a rilassarci, quindi all’ennesimo scroscio di pioggia abbiamo deciso di rientrare a Waikiki, dove ci siamo scaldati con un cafè mocha venti in uno Starbucks (bicchierone gigante di caffe’, latte e cioccolata, bollente, buonissimo, poi noi adoriamo gli Starbucks, sono locali sempre molto belli, tutto su caffe’ e brioche, e con un’ottima connessione wifi gratuita). Io e Alicia ne abbiamo approfittato per mandare un po’ di videomessaggi con skype (non potevamo chiamare, in Italia erano le 4 del mattino!), mentre Gabry altra ora di longboard a The Queen (e stavolta si e’ fatto furbo e si e’ portato la Go Pro: seguiranno foto). Ah, per curiosita’: affittare un’ora la tavola sulla spiaggia costa 10 dollari. Ovviamente se la si affitta per piu’ tempo, in proporzione costa meno (tipo 20-30 dollari tutto il giorno), ma magari non sulla spiaggia, e poi tanto essendo con noi, piu’ di un’ora al giorno non fa.

Stasera poi abbiamo fatto un giro per Kalakahua avenue dopo cena (sempre pasta in motel), ed infine abbiamo prenotato l’hotel per San Diego, prossima tappa del nostro viaggio, ed ora ce ne andiamo a nanna, che e’ tardi e domattina dobbiamo svegliarci abbastanza presto per ritirare l’auto.

Buonanotte, o meglio, buon appetito, visto che in Italia ormai e’ quasi mezzogiorno!

Australia – bilancio e peculiarita’

Quando abbiamo progettato questo viaggio, il primo posto a cui abbiamo pensato e’ l’Australia, per un motivo molto semplice: e’ una delle mete piu’ lontane per noi italiani, pertanto rientrava bene in un giro del mondo.

Quando pensavo Australia pensavo a canguri, grandi deserti rocciosi e barriera corallina.

Ho visto poco di tutto questo, ma l’Australia mi ha sorpreso per la sua bellezza e la sua qualita’ di vita.

Beh, per quanto riguarda barriera corallina e deserti rocciosi non li abbiamo visti semplicemente perche’ abbiamo scelto un altro percorso, cioe’ la costa ovest da circa 1000 km a nord di Sydney a Sydney stessa.

Sydney ovviamente ha il fascino di una famosa grande citta’ all’altro capo del mondo, ma la parte che ci e’ piaciuta di piu’ e’ stata la costa del Queensland.

L’8 gennaio siamo atterrati a Brisbane, abbiamo affittato l’auto e da li’ ci siamo diretti a Tin Can Bay, circa 250 km a nord. Da li’ e’ cominciata la nostra esplorazione della costa, dirigendoci a sud.

Purtroppo gli hotel australiani sono molto cari. Solitamente noi siamo abituati a un buon albergo con circa 80-90 euro. Qui si pernotta in un motel con circa 150 dollari, che sono 100 euro. Per andare in alberghi come quelli che prendiamo di solito bisognava spendere almeno 200 dollari. Poi qui e’ estate ed e’ alta stagione. Per cui spesso i posti in cui abbiamo pernottato sono stati determinati dalla disponibilita’ e dal costo, quindi non sempre, anzi quasi mai, direttamente sulla costa.

Pero’ nel complesso ci siamo trovati molto bene. Lo spirito che c’e’ nei motel e’ veramente molto amichevole e molto familiare: le camere sono piuttosto grandi, quasi sempre con frigo, microonde e stoviglie. Oltre alla piscina ci sono aree dove incontrare gli altri ospiti, fare un barbeque, guardare la TV con gli altri. Di solito ci sono le lavanderie a gettoni e alla reception sono sempre disposti a darti consigli e suggerimenti.

Le spiagge australiane che abbiamo visto sono tutte meravigliose: la sabbia piu’ bella, quella morbida e finissima, l’abbiamo trovata al nord, ma anche le spiagge nei dintorni di Sydney sono nettamente superiori a quelle a cui siamo abituati a casa.

Qui non esistono gli stabilimenti balneari. Le spiagge sono solo pubbliche, ma hanno il servizio di bay watch, le docce e i servizi igienici (impressionante quanto siano puliti e di solito in “casette” carinissime). Il tutto si trova subito sopra la spiaggia, in parchi con erba che sembra sempre tagliata di fresco, alberi bellissimi (moltissimi eucalipti e pini), parchi giochi per bambini e tettoie per ripararsi dal sole, sotto le quali ci sono tavoli e panchine per i pic nic e barbeque elettrici a disposizione di tutti.

L’unica cosa che a volte e’ a pagamento e’ il parcheggio (ma non sempre). In tal caso e’ parecchio caro (tipo 5-8 dollari all’ora, con una tariffa sui 15 dollari per tutto il giorno). Ma ovviamente a qualche centinaio di metri si puo’ parcheggiare gratuitamente, cosa che noi da buoni italiani abbiamo sempre fatto!

Esistono poi, soprattutto al nord, molte camminatoie a palafitta, che sono costruite a fianco alla strada, ricoperte dalla vegetazione, per raggiungere anche i punti piu’ lontani delle spiaggie, camminando in sicurezza e all’ombra.

Una caratteristica invece di alcune spiagge vicino a Sydney (ad es. Dee Why a nord di Sydney e Cronulla a sud di Sydney) sono le piscine rocciose. In pratica la spiaggia ha dei punti rocciosi e li’ sono stati fatti dei muretti che fanno si’ che si crei una sorta di piscina nel mare stesso, con un ricircolo dell’acqua dato dalle maree.

La vivibilita’ di questi posti e’ qualcosa che in Italia neanche ci sogniamo. E’ come se tutto fosse a disposizione di tutti, che ne usufruiscono con molta educazione.

Passiamo ora ad alcune caratteristiche spicciole che ho notato:

1) siamo stati in 8 diversi motel/hotel: solo nell’ultimo avevano la doccetta col flessibile nella doccia. In tutti gli altri avevano una pignatta fissa con i rubinetti. Anche nei bagni o nei locali, in 16 giorni ho visto solo un miscelatore, altrimenti hanno tutti i 2 rubinetti separati. Tra l’altro l’acqua calda esce immediatamente ed e’ davvero caldissima.

2) come negli Stati Uniti, tengono l’aria condizionata a livelli assurdi. Anche nelle giornate non bellissime, quando fuori ci sono circa 22 gradi, nei negozi e nei supermarket ci saranno 16-17 gradi. Noi dovevamo sempre portarci dietro le felpe, perche’ proprio non si riusciva a stare. Eppure per loro e’ normale cosi’. Anche l’acqua del mare e’ piuttosto fredda (a volte proprio gelata), eppure sono tutti in acqua, anche bambini piccoli, senza problemi.

3) il sole e’ davvero forte e ovunque c’e’ la pubblicita’ di filtri solari, ma soprattutto la raccomandazione a difendersi dal cancro della pelle. Infatti quasi tutti i bambini stanno sulla spiaggia con le licre a maniche lunghe, con grossi cappelli e molti addirittura con le licre complete, per capirci come delle tute da moto. Pero’ l’aria e’ sempre molto asciutta. Il clima e’ sempre ventoso, a volte anche troppo, ma nessuno sembra farci caso.

4) nelle spiagge dove c’e’ il servizio dei bagnini, vengono messe 2 bandiere che delimitano la zona di spiaggia in cui si puo’ notare, e all’interno della quale non si puo’ fare surf. Di solito sono 20-30 metri. Da tutte le altre parti non si puo’ nuotare ed e’ per i surfisti. I surfisti sono ovunque, di tutte le eta’. L’unico esempio che mi viene in mente di qualcosa di simile e’ quando si va in montagna e tutti sono in giro con sci e scarponi.

… segue … (sta aprendo il gate per l’imbarco)

Riprendo questo articolo quasi 2 giorni dopo: il volo di notte per le Hawaii ci ha lasciato ko. Ora sono in uno Starbuck a Waikiki, e qui sono le 14 di sabato 25 gennaio. Torniamo alle caratteristiche dell’Australia

5) per mio sollievo le ragazze non hanno dei gran fisici, mentre i ragazzi sono tutti alti, biondi, abbronzati e palestrati! Un paradiso per noi donne! Forse è per questo che ci sono così tanti bambini! 🙂 Battute a parte è più facile trovare famiglie con 3 figli che con uno solo. E i genitori sono molto giovani, al punto che a volte scambi i nonni per i genitori. Qui (in Australia intendo) li lasciano sbattere parecchio. Sebbene ci siano avvisi su tutto per proteggere se stessi e i bimbi (tipo non farli giocare con gli accendini, i sacchetti di plastica possono causare soffocamento, e cose di questo tipo qui), vedi bimbi anche piccoli, tipo 2 o 3 anni, arrampicarsi ovunque, anche abbastanza lontano dai genitori, sempre scalzi, al caldo o al freddo senza problemi. Qui tutti vanno spesso scalzi, anche nei supermercati. E si trovano in giro tantissimi oggetti persi, soprattutto flip-flop, cappelli e calze di spugna. Davvero avessi un euro per ogni oggetto perso che ho visto, mi ci potrei pagare come minimo una notte in hotel!

Ah, però sui bimbi non mi capite male: sì, li lasciano sbattere, ma c’è molto per loro. Io non ho mai visto una così alta concentrazione di parchi giochi in vita mia, tutti con il recinto intorno apribile solo da un adulto, i bagni e le fontanelle. E che parchi giochi! Grandi e belli e ben tenuti.

6) Abbiamo avuto la fortuna, il secondo giorno, di incontrare una coppia italiana (ciao Luisa e Franco) con 2 bimbi, che si è trasferita a vivere a Sydney e che era al nord in vacanza. Ci hanno dato un sacco di consigli utili e ci hanno spiegato anche alcune cose. Ad es. qui la scuola inizia il 28 gennaio ( almeno quest’anno ) essendo finita il 5 dicembre. Quindi hanno una pausa per l’estate più corta della nostra, ma poi hanno soste più lunghe per le feste. Ad es. 3 settimane a giugno, e poi vari gruppi di 2 settimane qui e là. Ovviamente anche per loro Natale è il 25 dicembre, quindi lo festeggiano col caldo, però anche da loro gli addobbi sono fiocchi di neve e babbo natali con barba e berretto con la pelliccia!

Qui esistono molti animali potenzialmente molto pericolosi, ma per fortuna noi non ne abbiamo incontrato nessuno. Luisa però ci ha fatto vedere una foto di una ragno huntsman che aveva inscatolato per liberarsene senza doverlo uccidere: è grosso all’incirca come una mano, però non è velenoso.

Un altro amico, Ben, australiano ma di origini italiane, ci ha detto che in Australia potenzialmente qualsiasi cosa ti può uccidere! Lo scrivo ora che siamo alle Hawaii così a casa non si preoccupano. 😉

7) La mentalità in Australia è molto rilassata. Alle cinque del pomeriggio i negozi chiudono, e se è sabato o domenica ancora prima, o sono proprio chiusi. Anche per mangiare chiudono presto, tipo le otto o le nove di sera. La luce del sole va via verso le otto nel New South Wales (NSW), ma alle sette nel Queensland (QLD). Infatti c’è una particolarità da sapere per chi fa un viaggio come il nostro: il fuso orario cambia tra QLD e NSW. Lo abbiamo scoperto a nostre spese in quanto quando abbiamo cambiato hotel, credevamo di essere arrivati a fare il check-in alle otto di sera e invece siamo arrivati alle nove, trovando chiuso!

Quello che e’ pazzesco e’ che la sera dopo siamo tornati a mangiare a Coolangatta, e lì erano un’ora indietro. In pratica puoi abitare in un palazzo, e in quello di fronte a te c’è un altro orario. Non ho idea di come facciano con la tv e che casino con gli appuntamenti tra amici o di lavoro.

8) Note dolenti, il cibo. Il cibo è simile a quello americano, ma peggio. Cioè come gusto se vai su fast food o barbeque, è ovvio che ti piace, ma è molto grasso. Usano un sacco di salse e strati spessi di formaggio sulle pizze. Ovunque trovi prodotti asiatici o italiani, ne hanno proprio una passione, ma il cibo italiano è un pochino reinterpretato. Ad es chiamano mozzarella anche un formaggio bianco, ma asciutto, un po’ come la nostra pizzottella. Poi a quanto pare hanno una passione per la bietola rossa e per la vegemite, che è una specie di gelatina a base di lievito di birra, che ha un gusto e un odore per noi insopportabili. Inoltre ovunque è proibito bere alcoolici, e li possono vendere solo in negozi specializzati, che vendono solo alcolici e di solito si chiamano liquorland o simili. Hanno prezzi per noi altissimi. Ad es. una bottiglietta da 33cc di birra proprio che costi pocoi costa 3,10 dollari, che sono più di 2 euro. Tenete conto che alla Coop una Desperados o una Corona le pago 1,49 euro e mi sembra già tanto. Qui una birra di quel tipo costa 5 o 6 dollari. Le bottiglie di vino erano tutte da 30 dollari. E anche una normalissima bottiglia di Baileys costa circa 30-35 dollari. Anche gli yogurt per noi costano cari (circa 2-3 dollari il vasetto) e pure frutta e verdura. Un’insalata mista di 200 grammi, già lavata, costa 5 dollari, e un chilo di pomodori circa 8. Solo le banane costano poco, circa 2 dollari al chilo. Però costa poco la benzina, anche meno di 1,50 dollari al litro e ricordate che un dollaro è circa 67 centesimi di euro. Inoltre le strade sono quasi tutte gratuite, a parte qualche ponte e qualche tunnel. Ah, pero’ ho comprato confezioni di Grana Padano da 250 grammi a 5,99 dollari, in pratica 4 euro che equivale a 16 euro al chilo, in pratica quello che costa da noi!

…mio marito mi reclama… continuerò più tardi…

Come si suol dire non c’e’ 2 senza 3. Finisco questo articolo dal motel a Waikiki, mentre’ qui e’ domenica sera, l’acqua e’ sul fornello per farci una pasta e, ahime’, fuori piove. Parlavo di costi e cose care. Altra cosa per noi molto cara e’ il caffè, ed anche l’acqua. Sembra una contraddizione, visto che ovunque c’e’ pieno di fontane, fatte non solo per bere, ma anche espressamente per ricaricare le bottiglie. Pero’ nei supermercati fai fatica a trovare una bottiglietta da 500-600 ml a meno di 2-3 dollari. Non so voi, ma io l’acqua alla Coop la compro a 20, 30 massimo 40 centesimi!

A proposito di numeri, qui sebbene guidino dalla parte opposta alla nostra, come gli inglesi, usano pero’ assolutamente il sistema internazionale, quindi tutto e’ espresso in chilometri, in gradi celsius, ma anche in joule e kilo joule. Non usano le calorie, e ovunque, dai fast food ai supermercati, ai banconi di bar e panetterie e pasticcerie, ogni prodotto ha indicato quanti kilo joule fa e che un uomo adulto consuma 8700 kj (mi sembra che una kilocaloria corrisponda a 4,16 kj). Il che fa un po’ ridere visto che hanno tantissime cose grassissime (pero’ latte super scremato! Ovviamente anche quello sui 3-4 dollari al litro. Certo, bisognerebbe sapere quant’e’ un loro stipendio medio. Dubito sia 1200 dollari!).

Per finire il discorso soldi, noi abbiamo visto solo banconote da 50, 20, 10 e 5. Le monete sono da 2 dollari (piccole e spesse, dorate9, 1 dollaro (piu’ larghe e sottili, sempre dorate), 50 centesimi (enormi, sottili, argentate, col bordo dentellato), 20 centesimi (grandi, rotonde, argentate), e poi non ricordo i 5 e i 10, ma direi piu’ piccoli e sempre argentati. Non esistono monete da 1 e 2 centesimi, quindi i totali della spesa vengono arrotondati (se una cosa costa 4,99 la paghi 5, se costa 4,96 o 4,97 la paghi 4,95).

Per concludere le caratteristiche che ho notato in Australia, tutte le prese hanno l’interruttore. Esattamente come quelli per accendere la luce. E’ comodo, perche’ puoi spegnere una presa, anziche’ staccare la spina. Ma ho capito perche’: le loro prese spesso scintillano!

E con questo direi che concludo questo articolo, che e’ anche fin troppo lungo. Ma ne seguiranno altri.

A presto!

Australia e Hawaii – 24 gennaio 2014 – Il giorno vissuto due volte

Oggi e’ il 24 gennaio 2014. Questa mattina ci siamo svegliato nel nostro motel di Miranda, poco a sud di Sydney, abbiamo preparato i bagagli e fatto un giro.
Con molto dispiacere Gabry si e’ separato dalla tavola acquistata a Noosaville 15 giorni fa e con cui ha surfato spot che aveva visto solo nei video (ma l’ha affidata a Ben, un amico australiano il cui padre e’ di Savona), e ci siamo diretti all’aeroporto di Sydney.
Qui ci siamo dovuti separare anche dalla tamarrissima Ford XR6 blu elettrico, con bagagliaio gigante e full optional, e abbiamo fatto il check-in.

L’aeroporto di Sydney e’ ovviamente enorme. Abbiamo speso gli ultimi dollari (ormai erano troppo pochi per riportarli in Italia!!!) e a breve saliremo sul volo per Honolulu. Speriamo di riuscire a dormire un po’, perche’ ci vorranno quasi 10 ore per arrivare alle Hawaii, dove atterreremo domattina alle 8,30.

Beh, che c’e’ di strano? E’ che domattina alle Hawaii sara’ …. il 24 gennaio 2014!!

Quindi vivremo 2 volte questo giorno. Un peccato che non sia il mio compleanno!

Passando dall’Australia alle Hawaii, infatti, si attraversa il meridiano del cambio data. Beh, non e’ un’esperienza che si vive proprio tutti i giorni.

Quindi, per chi ci segue, sappiate che mentre finora eravamo 10 ore avanti rispetto all’Italia, da domani saremo 11 ore indietro. Visto che io sono un’eterna ritardataria, mi trovero’ molto piu’ a mio agio. 🙂

….

riprendo questo articolo un bel po’ di tempo dopo, solo per concluderlo come si deve, parlando anche del secondo 24 gennaio: l’arrivo alle Hawaii e’ ovviamente una cosa meravigliosa: peccato che, sebbene fosse una giornata con un tempo discreto (come purtroppo non sarebbe piu’ stato fino all’ultimo giorno prima di partire), non ce lo siamo troppo goduto per la stanchezza: avendo volato di notte, infatti, non abbiamo riposato molto bene, ed anche se solo di 3 ore, il fuso orario lo abbiamo sentito (cioe’ in realta’ la differenza di fuso era di 21 ore, ma essendo 21 ore indietro, riferito al ritmo dell’organismo era come se fossimo 3 ore avanti).

Cosi’ tra raggiungere l’hotel, dove la camera non era disponibile, girare un po’, mangiare qualcosa e poi tornare a disfare i bagagli, ci siamo un po’ persi una giornata che avremmo potuto goderci di piu’ in spiaggia, ma appunto solo se non fossimo stati completamente cotti!

Ricordatevi che sono in vacanza

Allora, io ci sto provando a recuperare e tenere il sito aggiornato per gli amici, ma la connessione wifi non sempre al top e un vecchio portatile che va a carbone non mi aiutano.

Intanto ho raddrizzato le foto e ne ho aggiunta qualcuna, per i racconti di viaggio ancora un po’ di pazienza.

Anche perche’ in fin dei conti….. IO sono in vacanza, IO!!!!! 🙂

Work in progress

Ciao a tutti, scrivo questo articolo perchè in questi giorni quando sono riuscita a sentire qualche amico o parente velocemente via whatsapp o facebook o skype, mi è stato detto che il sito è poco aggiornato.

È vero ovviamente, ma il problema è che come al solito mi piacerebbe fare le cose in grande e alla fine mi manca il tempo e rimando. Mi ha anche un pò frenato il fatto che le foto fatte con l’ipad si vedano capovolte.

In effetti ho trovato sul web che  se le foto con l’ipad si scattano tenendolo in un certo modo (io lo tengo per la parte di custodia che copre lo schermo), poi sui pc risultano capovolte.

Così ho cominciato ad utilizzare la macchina fotografica, ma questo significa che alla sera devo copiare le foto sul portatile, e poi caricarle. Il che richiede un pò di tempo, anche perchè devo ruotarle, e poi la connessione wifi dell’hotel è condivisa da molti. Stanotte ho lanciato l’upload di circa 1000 foto su google plus, convinta che andasse tutta la notte, invece dopo poco si è inchiodata e tanti saluti!

Comunque ho scritto questo articolo per dire a chi ci segue che per 2 notti saremo in un hotel senza wifi, quindi non potrò recuperare, ma poi spero di rimettermi in pari e scrivere tanti articoli in cui raccontare tante cose.

Comunque ora farò rigirare Steve Jobs nella tomba, ma l’ipad è senz’altro una gran cosa, utilissima in questa esperienza, ma per me al momento non sostituisce un caro vecchio portatile con tastiera fisica e mouse. Qui spesso sbaglio a toccare e faccio la lettera m al posto della barra spaziatrice, e poi non riesco a fare le cose con la stessa velocità che mi consente il mouse.

Lo so, i miei colleghi “appleisti” rideranno pensando che sono la solita, ma per me niente è meglio di una bella tastiera (mi accontento anche senza tastierino numerico!) e un bel mouse!!!!!!

Ora vi saluto, che fra poco dobbiamo fare il checkout.

A presto

 

 

Così gira il mondo

20140109_180220_iPad

Quando in Italia una nuova dura giornata di lavoro inizia,

in Australia una giornata di vacanza sta finendo.

Quando in Italia una dura giornata di lavoro finirà,

in Australia una nuova giornata di vacanza starà per cominciare.

Importa eccome se sei in Italia o in Australia: se sei in Australia, quando tornerai in Italia, comincia a correre!

Hong Kong – Australia e Jet lag

Mi avevano detto che viaggiare verso est e’ pesante, ma che il jet lag potesse ridurci in simili condizioni non lo immaginavamo!

Dopo le 2 notti ad Hong Kong in cui alle 4 ero gia’ in piedi, ieri mattina siamo atterrati alle 6 in Australia, a Brisbane.
Ieri sera verso le otto siamo collassati e ci siamo ripresi stamattina verso le 7,30.
Ma dire questo non basta a far capire le condizioni: l’unica immagine che mi viene in mente sono quei film di fantascienza, dove ti fanno vedere il “segnale” che scompare, tutto diventa buoi, e poi dopo un po’ senti un bip bip e ritornano le immagini. Ecco, questa e’ stata la mia sensazione: ieri sera il circuito si e’ interrotto all’improvviso e quando mi sono svegliata stamattina non avevo alcun minimo ricordo della notte passata!
E comunque ancora adesso che siamo svegli siamo un po’ come ubriachi: camminiamo sbandando e ci vogliono alcuni secondi per rispondere ad una domanda: davvero, mai provata una sensazione simile

Ah, per chi legge, mentre scrivo e’ il 9 gennaio e qui sono le 10 del mattino.

Appena arrivati ieri mattina, abbiamo acquistato una sim Vodafone, del costo di 29 dollari australiani (1 dollaro australiano vale tra i 60 e i 70 centesimi di euro, in base al cambio del giorno), valida per fare 3 Giga di traffico dati in 30 giorni. Un gentilissimo amico che e’ stato in Australia prima di noi ci aveva dato la sua sim, ma il suo operatore in aeroporto non c’era, per poterla ricaricare, e noi avevamo bisogno subito della connessione per poter usare l’ipad come navigatore.

Poi abbiamo preso l’auto in affitto. L’avevamo prenotata su rentalcars.com, che e’ l’equivalente di booking.com per gli hotel.

Auto e hotel li abbiamo prenotati tutti cosi’ perche’ per ogni prenotazione abbiamo la possibilita’ si disdire senza penali fino anche a 1 o 2 giorni prima (c’e’ qualche eccezione, ma sono poche), e quindi in questo modo abbiamo potuto prenotare e stare tranquilli di pote disdire senza penali se fosse successo qualcosa. O anche solo se cambiassimo idea sui posti in cui andare.

L’esperienza di affitto non e’ stata impeccabile. Su rentalcars.com c’era scritto che potevo scaricare la loro app e in tal modo non avevo bisogno di stampare il voucher, ma bastava presentare quello elettronico su tablet o smartphone. Invece la tipa al desk ha detto che serviva quello cartaceo. Ovviamente aveva tutti i nostri dati registrati, una connessione ad internet ed una bellissima stampante laser, ma ci ha mandato al netkiosk in aeroporto a stamparci il voucher. Pero’ ci sembrava mancasse la carta: alla fine abbiamo capito che la gestione del netkiosk la faceva lo Spoon Coffee, ci siamo fatti dare la carta, abbiamo preso un orribile caffè per cambiare i soldi, e con 2 euro ci siamo potuti collegare e stampare le 2 pagine necessarie (10 centesimi al minuto per la connessione e 50 centesimi a pagina stampata, ma con un minimo di 2 dollari inseriti per iniziare).

Finalmente ci danno le chiavi della nostra auto, che ovviamente e’ parcheggiata sotto il sole.
Dopo che ci hanno chiesto 3 volte se siamo sicuri di non voler pagare circa 180 euro supplementari per azzerare la franchigia in caso di danni, controlliamo l’auto e troviamo una piccola scheggiatura sul parabrezza.
La facciamo notare alla tipa, che la fotografa. Per il resto la macchina e’ a posto. Non proprio pulitissima all’esterno, ma deve aver piovuto da poco. E’ penso la macchina piu’ tamarra che abbiamo mai guidato: blu elettrico, con alettone. Pero’ ha un bagagliaio immenso in cui stanno tutte le nostre valigie.

Bene, mi accorgo ora che comincia a venire tardi anche qui, e giustamente Alicia vuole andare a spiaggia.

Proseguiro’ piu’ tardi il nostro racconto.

Ciao, ciao,

Alessia