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USA – 31 gennaio 2014 – Hawaii addio, anzi arrivederci

Oggi sono un po’ triste perchè stiamo per lasciare le Hawaii. Si parla tanto di mal d’Africa, ma secondo me noi siamo stati colpiti dal mal di Hawaii.

E lo dico nonostante quello che ho scritto nel precedente articolo sulla relativa sfortuna sul tempo. O forse per quello nel senso che non sono riuscita a togliermi la voglia. Ma anche ci fosse stato un tempo splendido, come ci si puo’ togliere la voglia in una settimana di vivere in un paradiso? Forse a molti le Hawaii sembreranno troppo commerciali, troppo piene di negozi e facilities, ma io lo ammetto senza vergogna: a me piacciono proprio perchè puoi avere una natura spettacolare, un mare bellissimo, paesaggi mozzafiato, il tutto abbinato a tutte le comodità di spostamento, di negozi, di attrazioni di tutti i tipi.

Molti cercano le cose autentiche, ma cosa significa autentico e cosa non lo è? Tutto ciò che vivi e vedi è autentico. Certo, non vai ad Ohau pensando che gli hawaiiani abitino ancora nelle capanne e cuociano il maialetto sotto terra. Hanno l iphone e magari sono pochi quelli con sangue al 100% hawaiiano. Ma al mattino prima di andare al lavoro vanno a fare surf, e le ragazze comunque ballano la hula e portano i fiori nei capelli. Io sono un’autentica italiana, anche se non vivo nel Sud Italia, non cucino tutto il giorno e non ho 10 figli. Eppure forse gli stranieri quando cercano l’Italia autentica pensano a quello.

Quello che rende autentico un posto sono il suo clima, la sua vegetazione, i suoi paesaggi, la sua storia e la sua cultura.

È normale al giorno d’oggi che dove ci sia la possibilità di sfruttamento economico di qualcosa, venga fatto. Siamo tutti grandi per saperlo. Ma allora? Anche questo è autentico! Lo è in quanto è quello che succede!

Quando sei alle Hawaii ti immergi in un mare autenticamente meraviglioso (certo quando il tempo lo consente!), tra autentiche palme altissime, con lo sfondo di autentiche onde altissime, su cui surfano autentici ragazzi e ragazze che amano il surf. E lo spirito dell’Aloha comunque lo senti. Sarà anche un po’ commercializzato, ma comunque è ovunque intorno a te (meglio della Vodafone!)

va beh, non so perchè mi sono lanciata in questa cosa. Forse perchè mi piange il cuore a partire. E sono certa che tornerò. Questo non è un addio, ma solo un arrivederci. Non so quando potremo farlo, forse di nuovo tra 12 anni, ma torneremo.

Ora sono al gate e ci stanno per imbarcare.

Scriverò ancora delle Hawaii e pubblicherò qualche foto tra un paio di giorni, quando a San Diego spero avremo in hotel un buon wifi! 🙂

Aloha!

USA – 24-30 gennaio 2014 – Hawaii, un paradiso, ma delusione tempo

Siamo alle Hawaii da ormai quasi una settimana.

Finora non sono stata molto ligia nel mio diario di viaggio, anzi. Scrivero’ poi ancora degli articoli sull’Australia (di cui ho solo raccontato alcune caratteristiche, ma senza raccontare granche’ di quello che abbiamo fatto e dove siamo stati).

Pero’ voglio cercare di rimanere un po’ in pari, in modo che amici e parenti abbiano informazioni piu’ aggiornate, quindi ora scrivero’ qualcosa sulle Hawaii, o meglio sull’isola di Ohau, quella con Honolulu e la famosa spiaggia di Waikiki per capirci.

Io e Gabry eravamo stati alle Hawaii nell’agosto del 2002. Avevamo pernottato solo 4 notti ad Ohau, perche’ eravamo stati anche a Kauai e Maui.

In questo giro del mondo abbiamo voluto tornare alle Hawaii perche’ le abbiamo amate (e confermiamo il sentimento) moltissimo, pero’ per fare una cosa piu’ tranquilla abbiamo deciso di stare 7 notti a Waikiki (ah, qui lo dicono con l’accento sull’ultima i, Waikikì).

La scelta in se’ e’ stata giusta, e questa e’ in generale una buona stagione per le Hawaii: e’ comunque inverno (siamo sempre nell’emisfero boreale), ma il clima equivale alla nostra estate: si puo’ andare al mare e c’e’ davvero pienissimo di turisti. Purtroppo siamo stati un po’ sfortunati (si, lo so, e’ tutto relativo!) e abbiamo preso una settimana un po’ freschina: beh, capita anche in Italia a volte un giugno freddo o anche altri mesi.

Ci hanno detto che la settimana prima faceva molto piu’ caldo. Quando il sole esce, ci capisce che e’ un sole che “picchia”, ma purtroppo da quando siamo arrivati, venerdi 24 gennaio, ha quasi sempre fatto nuvolo, con anche scrosci di pioggia.

Forse uno dei giorni migliori era proprio il 24, ma eravamo talmente cotti dal volo che non ce lo siamo goduto troppo.

L’indomani era freschino e abbiamo deciso di girare per Waikiki, per il parco sotto il Diamond Head e di ambientarci. Non siamo saliti sul Diamond Head perche’ Alicia non se la sentiva: in effetti noi ci eravamo stati nel 2002 ed e’ una bella camminata: la vista poi si’, e’ bella, ma qui e’ talmente tutto bello che comunque qualunque cosa fai va bene.

Domenica acqua di brutto, proprio di quella a catinelle, cosi’ abbiamo preso l’autobus ed abbiamo passato l’intera giornata all’Ala Moana Center, un centro commerciale enorme ed ovviamente coperto (anche se non completamente chiuso). Essere alle Hawaii da tre giorni e non avere toccato l’acqua e’ stato un po’ un insulto. Per fortuna che domenica si teneva, all’Aloha Stadium, il Pro Bawl, una partita di football tipo All Star Game: dico per fortuna, perche’ il sabato sera c’e’ stata qui a Waikiki una grande festa e quindi questo ci ha permesso di partecipare ad una cosa particolare, che non capita tutti i giorni. Un sacco di americani sono venuti alle Hawaii in questi giorni solo per il Pro Bawl, e noi invece ci siamo capitati per caso! Strada chiusa, bancarelle, tantissima gente in strada e palchi con mascotte e cheerleader!

Finalmente lunedi siamo riusciti ad andare in spiaggia, a The Wall. Gabry ha finalmente affittato un longboard per un’ora e ha fatto surf a The Queen. Purtroppo poco dopo si e’ messo a piovigginare, ma non faceva freddo e io mi sono comunque fatta un bel bagno. Poi in camera a farci un bel piatto di pasta (pasta e olio italiani, comprati in Australia e mangiati alle Hawaii alle tre del pomeriggio, quando in Italia erano le due di notte!) e quindi di nuovo un giro, facendo una bellissima “beach walk”.

Capendo che il tempo avrebbe continuato cosi’, per martedi’ abbiamo organizzato di prendere l’autobus “The Bus” e andare al Polynesian Cultural Center (PCC). Qui gli autobus cittadini vanno anche in tutta l’isola, e il biglietto costa sempre 2,50 dollari a testa (i bambini sotto i 6 anni non pagano e tra i 6 e i 17 pagano 1,25). Il biglietto si fa salendo sull’autobus e inserendo la cifra esatta in una macchinetta a lato dell’autista. Se si pensa di dover prendere un altro autobus entro 2 ore, si puo’ chiedere all’autista un “transfer”, cioe’ un bigliettino con il quale senza pagare nulla in piu’ si puo’ appunto salire su un altro autobus. Quando eravamo stati alle Hawaii nel 2002, invece che 2,50 dollari, il biglietto costava 1 dollaro!

Ci e’ voluto parecchio (quasi 2 ore) per arrivare al PCC, perche’ abbiamo dovuto cambiare autobus ad Honolulu (all’Ala Moana Center) e “tagliare” a meta’ l’isola. Ma ne e’ valsa la pena. Abbiamo infatti visto le ricostruzioni di 7 villaggi della cultura polinesiana: Hawaii, Tonga, Tahiti, Samoa, Aotearoa (Nuova Zelanda), Fiji e Rapanui, e molti spettacoli che univano danze, canti e attivita’ tipiche delle popolazioni a una certa dose di umorismo e comocita’ che non ha guastato. Ah, pero’ prima di andare, Gabry si e’ alzato presto ed e’ andato a farsi un’altra ora di longboard a The Queen!

Oggi eravamo decisi ad affittare un’auto e fare il giro dell’isola: purtroppo arrivati all’ufficio per affittarla, c’era tantissima gente ed erano rimaste solo auto da 160-200 dollari al giorno. Cosi’ ne abbiamo prenotato una normale (57 dollari) per domani, ed oggi abbiamo nuovamente preso l’autobus per andare pero’ ad Hanauma Bay, una baia molto bella che e’ riserva naturale, infatti si paga il biglietto per entrare (7,50 dollari, nel 2002 era 3 dollari, insomma tutto e’ aumentato del 250%!!), ma non sotto i 12 anni. Prima di accedere alla spiaggia sei obbligato a passare per un piccolo “cinema” dove ti spiegano che non devi toccare i coralli, nutrire i pesci, stai attento alle correnti, ecc.

La baia e’ davvero spettacolare (prometto di pubblicare qualche foto), ma anche qui, vento fortino e scrosci di pioggia. L’acqua pero’ non era freddissima e io e Gabry abbiamo fatto un po’ di snorkeling, a turno, perche’ Alciai era spaventata dal vento (si’, lo so, sembra assurdo, ma purtroppo e’ cosi’) ed e’ stata rannicchiata sull’asciugamano con un altro asciugamano addosso. Ho dovuto farle un po’ di ramanzina, ma comunque non ha toccato l’acqua. Ovviamente poi siamo stati un po’ con lei a rilassarci, quindi all’ennesimo scroscio di pioggia abbiamo deciso di rientrare a Waikiki, dove ci siamo scaldati con un cafè mocha venti in uno Starbucks (bicchierone gigante di caffe’, latte e cioccolata, bollente, buonissimo, poi noi adoriamo gli Starbucks, sono locali sempre molto belli, tutto su caffe’ e brioche, e con un’ottima connessione wifi gratuita). Io e Alicia ne abbiamo approfittato per mandare un po’ di videomessaggi con skype (non potevamo chiamare, in Italia erano le 4 del mattino!), mentre Gabry altra ora di longboard a The Queen (e stavolta si e’ fatto furbo e si e’ portato la Go Pro: seguiranno foto). Ah, per curiosita’: affittare un’ora la tavola sulla spiaggia costa 10 dollari. Ovviamente se la si affitta per piu’ tempo, in proporzione costa meno (tipo 20-30 dollari tutto il giorno), ma magari non sulla spiaggia, e poi tanto essendo con noi, piu’ di un’ora al giorno non fa.

Stasera poi abbiamo fatto un giro per Kalakahua avenue dopo cena (sempre pasta in motel), ed infine abbiamo prenotato l’hotel per San Diego, prossima tappa del nostro viaggio, ed ora ce ne andiamo a nanna, che e’ tardi e domattina dobbiamo svegliarci abbastanza presto per ritirare l’auto.

Buonanotte, o meglio, buon appetito, visto che in Italia ormai e’ quasi mezzogiorno!

Australia e Hawaii – 24 gennaio 2014 – Il giorno vissuto due volte

Oggi e’ il 24 gennaio 2014. Questa mattina ci siamo svegliato nel nostro motel di Miranda, poco a sud di Sydney, abbiamo preparato i bagagli e fatto un giro.
Con molto dispiacere Gabry si e’ separato dalla tavola acquistata a Noosaville 15 giorni fa e con cui ha surfato spot che aveva visto solo nei video (ma l’ha affidata a Ben, un amico australiano il cui padre e’ di Savona), e ci siamo diretti all’aeroporto di Sydney.
Qui ci siamo dovuti separare anche dalla tamarrissima Ford XR6 blu elettrico, con bagagliaio gigante e full optional, e abbiamo fatto il check-in.

L’aeroporto di Sydney e’ ovviamente enorme. Abbiamo speso gli ultimi dollari (ormai erano troppo pochi per riportarli in Italia!!!) e a breve saliremo sul volo per Honolulu. Speriamo di riuscire a dormire un po’, perche’ ci vorranno quasi 10 ore per arrivare alle Hawaii, dove atterreremo domattina alle 8,30.

Beh, che c’e’ di strano? E’ che domattina alle Hawaii sara’ …. il 24 gennaio 2014!!

Quindi vivremo 2 volte questo giorno. Un peccato che non sia il mio compleanno!

Passando dall’Australia alle Hawaii, infatti, si attraversa il meridiano del cambio data. Beh, non e’ un’esperienza che si vive proprio tutti i giorni.

Quindi, per chi ci segue, sappiate che mentre finora eravamo 10 ore avanti rispetto all’Italia, da domani saremo 11 ore indietro. Visto che io sono un’eterna ritardataria, mi trovero’ molto piu’ a mio agio. 🙂

….

riprendo questo articolo un bel po’ di tempo dopo, solo per concluderlo come si deve, parlando anche del secondo 24 gennaio: l’arrivo alle Hawaii e’ ovviamente una cosa meravigliosa: peccato che, sebbene fosse una giornata con un tempo discreto (come purtroppo non sarebbe piu’ stato fino all’ultimo giorno prima di partire), non ce lo siamo troppo goduto per la stanchezza: avendo volato di notte, infatti, non abbiamo riposato molto bene, ed anche se solo di 3 ore, il fuso orario lo abbiamo sentito (cioe’ in realta’ la differenza di fuso era di 21 ore, ma essendo 21 ore indietro, riferito al ritmo dell’organismo era come se fossimo 3 ore avanti).

Cosi’ tra raggiungere l’hotel, dove la camera non era disponibile, girare un po’, mangiare qualcosa e poi tornare a disfare i bagagli, ci siamo un po’ persi una giornata che avremmo potuto goderci di piu’ in spiaggia, ma appunto solo se non fossimo stati completamente cotti!