Cozumel, Roatan, Grand Cayman, Ocho Rios, Grand Turks, Nassau
Una crociera nei Caraibi era proprio quello che ci voleva per concludere (o quasi) il nostro giro del mondo.
Infatti crociera significa totale relax, in quanto non guidi, non ti preoccupi di dove e cosa mangerai, e hai momenti in cui sei obbligato a fermarti, perche’ quando la nave e’ in navigazione non puoi farti prendere dalla smania di fare altre 200 km per vedere cosa c’e’ la’!
Appena saliti a bordo facciamo alcune telefonate e mandiamo messaggi, approfittando che finche’ la nave e’ in porto la sim prende.
Una volta partiti, gli unici contatti con il resto del mondo (o meglio con l’Italia), saranno consentiti dai wifi trovati nelle caffetterie nei porti.
Scusate, ma oltre ad essere liguri, siamo in giro da 2 mesi, il budget vinto ci deve bastare e poi 27 dollari all’ora (+ 3 di inizializzazione) ci sembra davvero una cifra irragionevole da pagare per collegarsi ad internet dalla nave.
Intanto amici e parenti sono avvertiti e per di piu’ possono stare tranquilli per noi: siamo per 10 giorni su una nave da crociera e il comandante non e’ Schettino!
Mandati i saluti, andiamo al buffet che oggi e’ aperto per il pranzo fino alle 17. E’ quasi commovente dopo oltre 40 giorni mangiare un piatto di pasta e di pizza decente.
In realta’ io approfittero’ del resto della crociera per mangiare soprattutto pesce e insalata e dolci, nonche’ uova strapazzate e bacon a colazione.
La giornata passa ad ispezionare la nave e disfare i bagagli, che ormai erano un ammasso informe di roba buttata a casaccio nelle valigie.
Che bello poterle finalmente aprire e mettere tutto in armadi e cassetti. La cabina sembra gia’ abbastanza pulita, ma visto che avevo comprato una scatoletta di salviettine igienizzanti (per ogni evenienza, visto che non sapevamo bene come sarebbero stati i vari motel) e ne ho ancora alcune, una passatina all’interno dei cassetti io nel dubbio la do’. In fin dei conti questa per 10 giorni sara’ come casa nostra.
Questa e’ la nostra seconda crociera. La prima, sempre con Costa, e’ descritta in un articolo che ho pubblicato sul sito di Gabry
https://www.grammudrentu.it/site/2014/02/25/la-nostra-prima-crociera/
Per chi vuole saperne un po’ di piu’ su come funziona una crociera, rimando a quell’articolo. Qui al limite evidenziero’ le piccole differenze.
Ma andiamo con ordine.
Siamo molto felici che il primo vero giorno di crociera, cioe’ domenica 16, sia di completa navigazione. (Ah, tra l’altro e’ il compleanno di Valentino Rossi: auguri Vale, sia per i tuoi 35 anni, sia per il mondiale che fra poco piu’ di un mese andrai ad iniziare: che sia finalmente l’anno buono della ripresa).
Siamo infatti molto stanchi: il periodo da Houston in poi e’ stato forse il meno bello: troppi chilometri in auto, troppo freddo (relativamente alla vacanza, non all’Italia) e in generale troppo sbattimento. Una giornata di sano fancazzismo ci vuole. E’ anche la prima volta che ci allontaniamo, seppure solo per un’ora, da Alicia.
In questa crociera infatti, diversamente dalla precedente, accetta la proposta di andare allo Squok Club, cioe’ una sorta di asilo Costa fatto per bambini con piu’ di 3 anni (se non hanno compiuto 3 anni entro la data di fine della Crociera, rassegnatevi, non ve li prendono: al limite potete andare li’ con loro per usufruire di giochi e pastelli, ma non ce li potete lasciare).
Appena saliti ci hanno dato tutto il programma della settimana, e nei 3 giorni di navigazione lei ha visto alcune attivita’ che le piacciono: fare una stellina di carta, o la collanina giamaicana, il cappello dei pirati, o decorare una torta. Ci fa piacere, non tanto perche’ possiamo ritagliarci 3 o 4 volte un’oretta tutta per noi, ma perche’ per lei e’ un grande passo avanti: un anno e mezzo fa non si sarebbe mai staccata da noi, ed ora invece e’ entusiasta di andare se c’e’ qualcosa che le interessa: al mattino quando si sveglia mi chiede “Oggi c’e’ qualcosa che mi piace allo Squok Club?” E poi penso sia carino giocare con tanti bimbi di altre nazionalita’ e gli animatori (anche loro di varie nazionalita’, ma tutti parlano un po’ di italiano) sono molto gentili e simpatici.
I giorni di totale navigazione in tutta la crociera sono 3: appunto la domenica 16, il mercoledi’ 19 e la domenica 23.
Per noi sono stati ottimi, perche’ appunto eravamo stanchi e ci hanno dato la possibilita’ di dormire un po’ di piu’, leggere, scrivere questi articoli al pc (io) o andare in palestra (Gabry).
Forse se fossimo partiti dall’Italia appositamente per la crociera e poi dovessimo fare rientro appena sbarcati, 3 giorni sarebbero un po’ troppi.
Anche perche’ degli altri 6, solo 3 prevedono lo sbarco tutto il giorno. Gli altri 3 sono solo di mezza giornata (la crociera e’ di 10 notti, ma imbarcandosi il pomeriggio/sera e sbarcando al mattino, sono in pratica 10 notti e 9 giorni).
Ma continuiamo con ordine.
Lunedì 17 (per par condicio compleanno di Marc Marquez, neo campione del mondo della motogp, grande talento e ragazzo a me simpaticissimo, per quello che vedo dalla TV, ovviamente) abbiamo l’intera giornata a Cozumel: dalle 9 alle 19,30 (il programma dice dalle 8 alle 19, ma si intende l’orario di Cozumel, che e’ un’ora indietro rispetto alla nave, che mantiene per tutta la crociera l’ora di Miami, quindi e’ per la nave dalle 9 alle 20, ma occorre risalire a bordo sempre 30 minuti prima dell’orario di partenza).
Per fortuna appena saliti a bordo sabato pomeriggio abbiamo consultato le escursioni. Come ci ricordavamo dalla precedente crociera, sono delle belle mazzate: parliamo ad es. di 87 dollari a testa per gli adulti e 65,25 per i bambini da 4 a 14 anni (quindi per noi sarebbero stati quasi 240 dollari) per un’escursione di 6 ore, trasporto incluso, che ti porta sulla spiaggia di un’isoletta, Isla della Passion. Ok, e’ incluso anche un piccolo buffet, ma 180 euro per 6 ore ci sembrano davvero tanti. Cosi’, ci colleghiamo al sito rentalcars.com (la versione per noleggio auto di booking.com, con cui abbiamo praticamente organizzato tutto) e con 39,76 euro affittiamo un’auto per tutto il giorno a Cozumel.
Cosi’ il lunedi inizia la vera crociera: sbarchiamo a Cozumel, praticamente quasi in centro citta’, dove ci attende un piccolo shopping center che ha anche uno Starbucks.
Noi pero’ crediamo di aver gia’ controllato il tragitto su Google Maps 2 giorni prima e ci dirigiamo ad affittare l’auto: purtroppo sbagliamo un pochino e ci addentriamo un po’ troppo, lungo una strada, che e’ poi quella principale, non proprio bellissima: tanti negozi, ma tanto cemento, lamiere, disordine. Per fortuna decidiamo di chiedere ad una piccola farmacia, dove ne approfittiamo per comprare per 3 dollari americani, il dentrifricio per Alicia. Ci rimandano verso il mare, dove finalmente troviamo l’ufficio Alamo, proprio nella piazzetta principale turistica: lo avevamo mancato per pochi metri facendo una deviazione. Va beh, pazienza, abbiamo perso una mezz’oretta, ma abbiamo avuto a che fare con la gente del posto, che mi ha fatto un’impressione decisamente migliore di quella che mi aveva fatto nel 2006 nella parte continentale dello Yucatan, dove nel giro di 6 giorni avevano provato ad affibbiarci ben 4 fregature!
Ah, pero’ non vi illudete: appena scesi dalla nave ci sara’ uno stuolo di persone che vi offrira’ ripetutamente taxi, navette, escursioni, bere e mangiare, oggettistica, ecc. All’inizio e’ un continuo “No, grazie”, poi dopo un po’ tirate dritto sorridendo, e dopo un po’ ancora tirate dritto e basta! Invece ad es. il signore della Alamo e’ stato il piu’ gentile e professionale di tutti gli affitti fatti in un mese e mezzo: ci ha spiegato tutto quello che firmavamo, ci ha consigliato le spiagge, non ha provato a venderci nessuna assicurazione in piu’, ci ha rassicurato che il seggiolino per bambini non e’ obbligatorio (ce lo siamo dimenticati in nave). Insomma, davvero gentile e professionale.
Finalmente alle 11 eravamo in auto e abbiamo fatto tutto il giro dell’isola: l’isola e’ piccola: un ovale di circa 10 km per 25 (all’incirca, mi sembra di aver sentito che tutto il giro sono 65 km). L’abbiamo subito tagliata a meta’ seguendo la strada principale (quella di cui avevamo fatto un pezzo a piedi, la Carrettera Transversal, un nome tipo Jaurez). Arrivati sul lato dell’isola che da’ verso il mare aperto (e non verso Playa del Carmen, che dista circa 45 minuti di traghetto), si puo’ solo andare a destra. Li si’ susseguono un po’ di spiagge, ognuna in prossimita’ di qualche bar e ristorante. L’acqua era un po’ mossa, la spiaggia abbastanza grande e bianca, ma non pulitissima (cioe’ qualche lattina, qualche pezzo di carta, cose cosi’), come avevo letto su alcuni forum. Poiche’ Alicia ama il mare calmo e il signore della Alamo ci aveva detto che le spiagge piu’ adatte ai bambini sono sul lato “interno” dell’isola, non ci siamo fermati a fare il bagno, ma solo qualche foto. Quindi proseguendo la strada ha ovviamente svoltato seguendo la costa e ci siamo nuovamente ritrovati sul lato interno. Pero’ subito non abbiamo capito, perche’ la strada scorreva alcune centinaia di metri all’interno rispetto alla costa: in poco tempo ci siamo quasi ritrovati dalla nave. Ne abbiamo approfittato per mangiarci un panino al Subway (per sicurezza senza verdure, che anche qui non ci colpisca la maledizione di Montezuma) e connetterci a internet.
In pratica abbiamo capito che gran parte della costa interna non e’ sabbiosa, ma rocciosa. E gli accessi pubblici alle spiagge sono pochi. I piu’ tanti sono parchi (soprattutto sono famosi il Playa Mia e il Chankanaab), che sono un incrocio tra i nostri stabilimenti balneari e i nostri parchi acquatici. In pratica paghi un biglietto per entrare (circa 20-30 dollari a testa) e poi hai tutto: sdraio, ombrelloni, piscina, amache, scivoli, aree gioco, gonfiabili in acqua e cose simili. Noi cercavamo qualcosa di piu’ economico e ci siamo diretti a Paradise Beach che non ha la parte di parco acquatico: qui abbiamo scoperto che in realta’ potevi stare in spiaggia anche se non volevi i loro servizi: poi potevi affittare una draio a 3 dollari, ma dovevi anche spenderne almeno 10 a testa al ristorante, per poter usufuire di bagni, piscina, ecc. Avendo appena mangiato, ci siamo semplicemente messi nella spiaggia a fianco, dove finivano le sdraio, per capirci, e ce ne siamo stati li’. L’acqua e la sabbia erano belle, ma il fondo dell’acqua era rocce e coralli, quindi Alicia non e’ voluta entrare (io stessa avevo un po’ paura di tagliarmi e cercavo di non tenere giu’ i piedi). Abbiamo pero’ fatto un castello di sabbia ed una passeggiata. Dopo forse un paio d’ore abbiamo deciso di finire il giro dell’isola in auto: siamo quindi ripassati di fronte alla nave e abbiamo proseguito fin dove si poteva: infatti se con le spalle al mare “interno” si va a sinistra, a un certo punto la strada non sara’ piu’ asfaltata e con un’auto a noleggio sara’ vietato proseguire, pena l’invalidita’ dell’assicurazione se succedesse qualcosa. E’ la strada che porta a Isla de la Passion, ma tanto non saremmo potuti arrivare sull’isola comunque, ovviamente. A questo punto eravamo piuttosto stanchi e abbiamo riportato l’auto, in modo da aver tempo di tornare con calma alla nave, fermandoci prima allo Starbucks visto al mattino, dove abbiamo potuto caricare la mappa di Roatan. Nel complesso abbiamo avuto la sensazione di aver visto tutta Cozumel (in realta’ ha un paio di punti archeologici da visitare, o fattorie dove fanno la tequila o simili, ed ovviamente le varie escursioni per lo snorkeling). Di certo non si puo’ dire che sia brutta, ma abbiamo nettamente preferito (persone a parte) la costa del Mexico continentale che si trova di fronte all’isola, che abbiamo visitato nel 2006. La’ le spiagge erano grandi, tutte sabbiose e facilmente accessibili. Se dovessi tornare da quelle parti preferirei decisamente tornare sul continente piuttosto che a Cozumel. Eppure Cozumel e’ descritta come favolosa. In effetti non e’ certo brutta, ma tutto e’ relativo.
Il giorno dopo, martedì 18, avevamo il pomeriggio a Roatan, un’isoletta a largo dell’Honduras. Qui abbiamo fatto davvero i pigri e non abbiamo nemmeno speso un dollaro. La nave attracca nella baia di Mohagany: appena scesi attende un piccolo shopping center all’aperto, con negozietti e duty free, molto fiorito e curato. Poi un sentiero lungo un giardino conduce alla spiaggia, che per quanto ci sembri strano e’ riservata ai crocieristi: infatti la sicurezza ci ha chiesto la carta Costa per farci entrare. La spiaggia’ e’ ricca di bar, ristorantini e punti che noleggiano attrezzature varie: le sdraio invece sono a disposizione gratuitamente (noi lo abbiamo scoperto dopo, ma poco male, visto che siamo sempre stati in acqua). Per raggiungere la spiaggia si puo’ anche prendere una specie di seggiovia (anzi, e’ proprio una seggiovia, ma mi condiziona il fatto che loro la chiamano “sedie volanti”): costa 12 dollari il pass per tutto il giorno per gli adulti e 7 per i bambini. Deve essere carino, ma purtroppo Alicia ha paura e non l’ha voluto fare. Io e Gabry avevamo anche pensato di fare uno l’andata e uno il ritorno (e l’altro ovviamente con la bimba) credendo che 12 dollari fosse il biglietto di andata e ritorno (uno avrebbe usato l’andata e uno il ritorno), ma essendo invece un pass personale giornaliero (ti mettono quei braccialetti che se li togli si rompono), non aveva senso spendere comunque 24 dollari per fare ognuno solo 5 minuti scarsi.
Come accennavo siamo particamente stati tutto il tempo in acqua, che non era proprio cristallina perche’ la sabbia (e le tante persone) leggermente la intorpidiva, ma era comunque molto pulita e anche abbastanza calda: a turno io e Gabry abbiamo anche fatto snorkelling. Io pero’ in realta’ ho visto di piu’ passeggiando sul moletto: ho visto, ed anche Alicia, 3 o 4 pesci trombetta ed un pesce tipo Picasso (ma non era proprio quello). Gabry ha visto anche una murena e una pesce palla. Ovviamente io sto parlando di punti molto turistici, senza prendere le escursioni. Sicuramente dove ti portano le escursioni si vedranno molti piu’ pesci. Io pero’ ho sempre il confronto con Sharm El Sheik, novembre 2001, dove eravamo al Ventaclub Faraana ed entrando in acqua dalla spiaggia del villaggio, si vedeva subito di tutto, per non parlare poi di cosa vedevi andando a largo di 15 metri: sembrava di essere dentro il film “Alla ricerca di Nemo”. Non esagero assolutamente se dico che avro’ visto almeno 100 diversi tipi di pesci (ma credo anche di piu’) e numericamente senz’altro migliaia (eri completamente immerso in interi branchi (si dice branchi di pesci? No! Banchi di pesci! Oddio, un vuoto. Si, banchi di pesci). Ne’ alle Hawaii, ne’ in Florida, ne’ in Messico ho ritrovato nulla di simile. Ripeto, probabilmente andando nei posti giusti, con le escursioni, e’ tutta un’altra cosa. Ma io a Sharm avevo fatto 2 escursioni, a Tiran e al Ras Mohamed (un nome cosi’, non ricordo bene) e non avevo trovato tanta differenza con quello che vedevo nella spiaggia del villaggio. Un po’ come diceva Ford (l’ho gia’ citato, vero?) che “E’ vero progresso quando e’ per tutti”, cosi’ penso che l’eccezionalita’ di un posto sia anche data dal fatto che quell’eccezionalita’ sia ovunque nel posto. Pero’ per carita’, mare bellissimo, spiaggia bianca, colori stupendi. E’ un po’ come quando si parla di Miss Italia o Miss Mondo e si dice “Beh, pero’ non e’ che mi faccia proprio impazzire”, cioe’ stiamo sempre parlando di posti meravigliosi. Ah, tra l’altro siamo stati per una volta fortunati col tempo: a Roatan piove una media di 20 giorni al mese: e’ vero che gennaio e febbraio sono i piu’ secchi, am e’ comunque facile beccare pioggia: noi invece abbiamo preso sole tutto il tempo.
Mercoledì 19 navigazione. Solito relax, solite mangiate. La sera che sono salita a bordo mi sono arrischiata a infilarmi un paio di jeans che mi piacciono molto e che negli ultimi tempi chiudevo a fatica. Li ho chiusi benissimo, ed ero felicissima: credo di aver perso un paio di chili in 40 giorni di McDonald! Beh, abbiamo anche cenato spesso con un piatto di pasta, o con un’insalata e mozzarella, e al mattino cereali col latte. E poi si cammina piu’ del solito. Beh, comunque dopo 6 giorni pieni di crociera siamo di nuovo al punto (vita) di prima!
Giovedì 20 una delle tappe che ci e’ piaciuta di piu’: Grand Cayman: siamo scesi a Georgetown e inizialmente mi ha un po’ deluso: me la immaginavo molto piu’ ricca, con tutte le facilities degli USA. Invece neanche uno Starbucks! Lo so, e’ la nostra fissazione, ma che ci posso fare, mi piacciono: io adoro il caffè e i luoghi ordinati, puliti, accoglienti, caldi. Gli Starbucks sono tutti simili, con poltroncine e tavolini dalle tinte calde, tutti gli espositori con torte, dolci, il caffe’ anche in grani o in pacchetti, vari tipi di tazze di ceramica da poter acquistare. Entri, ordini il tuo caffè, che ovviamente puo’ essere di 20 tipi diversi, ti chiedono il nome per chiamarti quando e’ pronto, che di solito e’ dopo 2 minuti, e ti puoi sedere per quanto tempo vuoi, con un libro o un computer o un tablet ed usufruire del loro wifi. Puoi stare in completo relax, nessuno ti chiede nulla o ti mette fretta, e la maggior parte dei clienti sono uomini e donne da soli, tra i 20 e i 40 anni, solitamente studenti o impiegati. Insomma, un ambiente estremamente rassicurante quando ti trovi a migliaia di chilometri da casa, non capisci bene la lingua e non sai bene com’e’ la zona: se c’e’ uno Starbucks puoi stare tranquillo. Snob? Borghese? Se volete credetelo pure: a me piace l’ordine, la pulizia, la tranquillita’. Ho una bambina di 5 anni, ma non amo i luoghi pieni di bimbi che corrono scalzi, si rotolano per terra e ti schizzano di ketchup o gelato. Mangio nei McDonald perche’ sono economici, ma non trovo poi cosi’ strano che non ami dividere il tavolo con un homeless che non si lava da giorni e puzza di alcool. Per carita’, probabilmente e’ una bravissima persona, chissa’ qual e’ la storia che l’ha portato a vivere cosi’, e con molta probabilita’ se dimenticassi il portafoglio sul tavolo mi richiamerebbe per darmelo, pero’ non mi piacciono i cattivi odori e se posso evito le situazioni ad alto rischio di germi. Non per questo credo di essere una persona arida, intollerante o chiusa. Ecco, ho aperto una delle mie solite parentesi-elucubrazioni. La crociera concilia in questo senso!
Torniamo a Grand Cayman e Georgetown. Al posto della Starbucks troviamo la caffetteria Perkup: il caffè mocha non è paragonabile, pero’ ha una buona connessione wifi. Riesco perfino a chiamare i nonni. E cosi’ scopriamo che a Grand Cayman esiste un servizio di autobus pubblici e che il terminal e’ vicino. Cosi’ prendiamo un piccolo autobus (di quelli come le navette dall’aeroporto, 20 posti al massimo, tutti solo seduti) che con 2,50 a testa (ma in tutto con Alicia paghiamo 6 dollari, all’autista, al momento di scendere) ci porta a Seven Miles Beach, la spiaggia molto lunga e bianca di Grand Cayman. Da quanto abbiamo capito gli autobus non hanno un vero e proprio orario (e infatti qui Google Maps mi ha tradito: non mi dava percorsi in autobus, forse perche’ non aveva orari su cui calcolare i tempi), ma partono all’incirca ogni 15 minuti o quando sono pieni. L’autista ci lascia all’ingresso di un parco, un beach park, ma inteso all’anglosassone: uno spiazzo con giochi per bambini, tavolini per pic nic, docce e bagni pubblici. Tutto gratuito. Poi se vuoi affitti sdraio, gommoni, ecc.
La spiaggia e l’acqua sono davvero magnifiche: esattamente l’idea che uno ha dei Caraibi: sabbia bianca, che non resta in sospensione, e acqua azzurra limpida. Anche qui passiamo quasi tutto il tempo in acqua. Poi verso le 3 ci dirigiamo alla “fermata” dell’autobus, o meglio, a dove ci aveva lasciato l’autista, perche’ non esistono vere e proprie fermate. Ma veniamo “intercettati” da un autista privato di autobus che ci dice che ci porta alla nave per la stessa cifra, cioe’ 2,50 dollari a testa (poi di 10 dollari ci dara’ 2 dollari di resto, ma insomma, non sottilizziamo). Aspetta di riempire l’autobus con altri crocieristi e ci lascia proprio al terminal della nave. Noi in realta’ facciamo ancora un salto alla caffetteria per collegarci ancora un po’ ad internet. Due notizie relativamente importanti su Grand Cayman: e’ stata l’unica tappa in cui la nave non e’ approdata in porto, ma rimane alla fonda e quindi ti trasferiscono a terra (ovviamente gratuitamente) con i tender. Purtroppo pero’ si perde un po’ di tempo: occorre comunque prendere un numero in uno dei bar a centro nave e poi aspettare che venga chiamato. Abbiamo dovuto aspettare quasi mezz’ora, quindi tra imbarco sul tender, percorso (10 minuti) e sbarco, ci siamo trovati a terra quasi alle 10,30, invece che alle 9,30 quando saremmo stati pronti. E al ritorno, invece che la solita mezz’ora prima, l’ultimo tender era 45 minuti prima. Per fortuna che la tappa non era di quelle di sole 4 o 5 ore, pero’ comunque ti bruci un’ora abbondante. Sarebbe meglio che almeno 2 giorni prima te lo dicessero e ti dessero gia’ dei biglietti con gli orari, cosi’ almeno non sprechi tempo. Noi non siamo andati a prendere il biglietto con il numero prima di essere completamente pronti, perche’ per quello che ne sapevamo avrebbero potuto chiamarci anche subito. Altra informazione su Grand Cayman: come in tutti i luoghi che abbiamo toccato in questa crociera, praticamente tutti accettano i pagamenti in dollari americani. Anzi espongono gia’ i prezzi in dollari americani. Solitamente la loro unita’ di moneta vale pochi centesimi di dollaro o addirittura meno (sul Today del giorno c’e’ il cambio sia rispetto all’euro sia rispetto al dollaro). Anche il resto lo danno in dollari americani, a parte gli spiccioli. Ad es. abbiamo pagato 7,50 dollari con una banconota da 10 a Cozumel, e ci hanno dato come resto 2 dollari e poi 5 pesos al posto dei 50 centesimi. A Grand Cayman esiste il dollaro di Grand Cayman (CI che banalmente stara’ per Cayman Islands) che “vale numericamente” piu’ del dollaro, cioe’ 1 dollaro americano equivale a 82 centesimi di dollaro delle Cayman.
Venerdì 21 siamo arrivati al mattino presto a Ocho Rios, in Jamaica. Purtroppo abbiamo attraccato in quello che sembrava un terminal rinfuse e abbiamo fatto a piedi circa 5-10 minuti per arrivare a quello che la Costa decanta come centro commerciale, il Taj Mahal (e la Costa ti prenderebbe 23 dollari a testa per portartici, lasciartici 2 ore e riportarti alla nave, mah!). In pratica sono 2 piani di negozietti (in tutto una ventina) disposti intorno ad una piazzetta con al centro una piccola ricostruzione del Taj Mahal! In Jamaica! E’ come se da noi ci fosse un centro commerciale Opera House (per rimanere in tema di questo viaggio) con al centro una piccola riproduzione in carta pesta dell’Opera House di Sydney. Ma che senso ha? Boh, forse l’unica spiegazione e’ il troppo fumo che ci hanno offerto almeno 6 o 7 volte nel tragitto di 10 minuti. Aspetta, diciamo la verita’, prima ci offrivano taxi, collanine, e poi marjuana, hashish, uno addirittura cocaina: almeno pero’ avevano il buon gusto di non offrirlo a me, che camminavo avanti con Alicia per mano, ma a Gabry che era dietro di noi (il marciapiede era stretto).
Comunque arrivati al Taj Mahal abbiamo preso un espresso (rigorosamente zuccherato con zucchero di canna! 😉 ) per 7 dollari (5 + la mancia) e ci siamo collegati a internet. Qui trovare un autobus sembrava decisamente piu’ difficile, e l’isola era decisamente piu’ grande per imbarcarsi su un taxi con una destinazione che avrebbe scelto il tassista. Cosi’ ci siamo diretti alla spiaggia che avevamo visto dalla nave. Era un po’ un parco come quello di Grand Cayman, ma a pagamento. L’ingresso sarebbe stato di 200 dollari giamaicani e il cambio sarebbe 1 dollaro usa = 107 dollari giamaicani, ma l’ingresso in dollari era di 3 dollari a testa, 1 la bimba. Beh, poca roba ovviamente, ma diciamo che ti applicano un po’ di commissioni di cambio!!! Ci hanno pure fatto il timbro sul braccio (che ovviamente dopo 10 minuti di bagno se n’era andato, ma tanto nessuno una volta dentro ti controllava, anche perche’ era tutto cintato e non c’era altro modo di entrare e uscire). La spiaggia non era male: la sabbia rimaneva in sospensione, quindi l’acqua non era cristallina, ma comunque era pulita e della giusta temperatura. Alicia e Gabry sono stati tutto il tempo in acqua, mentre io ho letto un po’ di libro sull’ipad: ho deciso: appena possibile mi compro il Kindle: e’ davvero comodo leggere i libri cosi’. Al momento di rientrare abbiamo rifatto lo stesso tragitto: stavolta non ci offrivano piu’ il taxi, ma direttamente solo la marjuana!!
Sabato 22 possiamo di nuovo dormire un po’ di piu’, perche’ l’arrivo a Grand Turks (una delle isole di Turks e Caicos, arcipelago mai sentito nominare prima di questa crociera, ma probabilmente e’ solo ignoranza mia) e’ alle 13. Ci piacerebbe magari prendere un autobus o un taxi per fare un giro dell’isola, ma ci mettiamo un po’ a reperire le informazioni al solito wifi (questa volta meschinamente “rubato” al piccolo centro che c’e all’arrivo), poi leggiamo un consiglio che dice che si puo’ prendere un taxi per circa 20 dollari verso la citta’ e poi tornare a piedi lungo la spiaggia. Pensiamo di fare il contrario: andare a piedi subito e prendere il taxi per rientrare. Ci incamminiamo lungo la spiaggia (il cui primo pezzo e’ come a Roatan a disposizione dei crocieristi, con anche le sdraio gratuite), ma poi dopo un po’ c’e’ un’area industriale, con una vecchia nave arrugginita e tutte delle reti che impediscono di proseguire. Ormai e’ tardi per tornare indietro, prendere il taxi, ecc. Cioe’ non ne varrebbe piu’ la pena. Cosi’ ci fermiamo alla spiaggia sotto la nave. In effetti l’acqua e’ splendida, talmente trasparente che persino dalle foto aeree di Google Maps si vede il fondo! E poi, a pochi metri da riva, e’ cosi’ profonda da poter fare attraccare la nave. E’ pazzesco. Qui di nuovo il terminal e’ molto curato, con negozietti per i crocieristi. Noi non ci siamo fatti troppo tirare, comunque all’incirca in tutti i porti di questa crociera si possono comprare le stesse cose: oltre ai souvenir classici che si possono immaginare (bandierine, conchiglie, statuette di legno, magliette, ecc) ci sono molti negozi di diamanti, tanzanite, ecc. La Costa ti fornisce un elenco di negozi e anche corsi a bordo per sapere cosa conviene comprare. Senz’altro per chi e’ interessato a queste cose e puo’ permetterselo, risparmiera’ grazie al duty free. Capite che a me cambia poco che un diamante che in Italia pagherei 10mila euro qui lo posso avere per 5mila! 🙂 (Ho sparato delle cifre a caso, tanto per rendere l’idea!).
Senz’altro finora non abbiamo fatto come il nostro solito, di vedere al massimo i posti in cui siamo stati. Solo per Cozumel in quel senso siamo appagati, e un pochino per Grand Cayman. Per il resto avremmo potuto essere in un posto qualsiasi. Ma ce lo eravamo detti: la crociera era per riposarci e fare spiaggia: non potevamo permetterci di spendere troppo ne’ in termini economici ne’ in termini di energie. Senz’altro facendo le escursioni o spendendo ogni volta 60-70 dollari di taxi, avremmo potuto vedere di piu’. Ma avremmo comunque potuto vedere poco a causa del poco tempo di sosta. Inoltre il 70% delle escursioni era snorkeling (che con Alicia per ora non possiamo fare) o esperienze senz’altro bellissime, ma fattibili anche da altre parti, come nuotare coi delfini o con le razze o visitare un acquario o un parco acquatico. E comunque anche di queste Alicia avrebbe avuto paura. Speriamo che le passi, e magari di poterla ripetere quando lei sara’ piu’ grande. Il mio consiglio e’ comunque, se non si vuole spendere piu’ del biglietto della crociera in escursioni, di informarsi prima bene da casa.
Poi molti apprezzano la comodita’ di avere tutto fatto: a me sinceramente da’ un po’ fastidio che gia’ ti pago la crociera, gia’ spesso non mi porti neanche in un punto centrale (nemmeno a pagamento, nella precedente crociera almeno ti davano a 6 euro a testa una navetta per il centro citta’) e ancora mi fai pagare 30 dollari all’ora per portarmi insieme ad altri 50 a vedere una spiaggia o un’attrazione (ovviamente le escursioni che prevedono un biglietto costano ancora di piu). Insomma, secondo me se ne approfittano un po’ ed e’ una cosa che a me da’ sempre fastidio, in ogni ambito. Ma ovviamente questi sono mie riflessioni personali. E nonostante questo penso che nella mia viat faro’ altre crociere, quindi per certi versi sono un’ottima testimonial. Uno che ti dice “Falla, e’ tutto fantastico” e’ banale. Uno che ti dice “Alcune cose non funzionano bene, altre mi fanno arrabbiare, ma ciononostante vale la pena di farla, te lo consiglio” mi sembra ancora piu’ efficace! 🙂
Domenica 23 ultimo giorno di totale navigazione, prima della tappa finale di lunedì 24 a Nassau, capitale dell’isola di New Providence e di tutte le Bahamas. Cominciamo con un giretto del porto e uno Starbucks (ah, che delusione internet a pagamento! Ma 3 dollari per un’ora ne vale la pena e lo compriamo), poi con il museo dei pirati (non all’altezza dei 12 dollari di biglietto per gli adulti e 6 per i bambini, ma Alicia ne è felice, anche se poi all’interno ha anche un po’ paura!), quindi alla fortezza di FinCastle, che vediamo solo dall’esterno, non per non pagare il dollaro di biglietto, ma perchè fa troppo caldo. Fin qui un po’ di delusione: alcuni negozi da ricchi, ma per il resto anche tanta trasandatezza: addirittura mentre andavamo alla fortezza per una via secondaria (seguendo la cartina era piu’ veloce), ad un attraversamento una signora in auto ci ha visto e ci ha sconsigliato di proseguire per quella strada, perche’ non era sicura! 😮
Dopo la fortezza (tra l’altro la torre di 216 gradini, che starebbe stata perfettamente armonizzata con il porto di Porto Vado, tanto per capirci), torniamo al terminal crociere, dove Gabry scopre che c’e’ un wifi gratuito, e da li’ facciamo un giretto allo Straw market, un mercato coperto delle cose di paglia, in attesa del ferry boat per Paradise Island (che e vicinissima al di la’ di una lingua di mare. Dal mercato usciamo subito: bancarelle stipatissime, tutte con la stessa roba (e non tutta originale, anzi), ma soprattutto un continuo richiamarti dei venditori: a me piace guardare tranquilla: se mi stai addosso stai tranquillo che non compro niente e “scappo”.
Sul traghetto un simpatico ragazzo ci indica le ville piu’ famose: dice nomi come Nicolas Cage, Mick Jagger, ci fa vedere dove hanno girato film di James Bond e simili. Pochi minuti e attracchiamo a Paradise Island: passato il molo, si apre uno scenario che e’ un mix tra Las Vegas (per il grande Resort casino Atlantis costato 500 milioni di dollari) e Montecarlo, per gli yacht che si trovano nella Marina. Si puo’ pero’, da alcuni punti, camminando un po’, accedere alla spiaggia, che e’ libera e se vuoi ti affittano ombrelloni e sdraio. L’acqua e’ molto bella, quasi come a Grand Cayman. Dopo un paio d’ore e’ pero’ l’ora di rientrare: c’e’ pieno di taxi sul posto, che ti portano per la stessa cifra del traghetto (4 dollari a testa), ma senza farti il pezzo a piedi fino al molo. Sono taxi collettivi: ti chiamano raggruppandoti fino ad essere 8-10 per riempire il loro piccolo pulmino. Siamo fortunati, perche’ conosciamo una simpaticissima coppia giovane di Washington D.C. che e’ sulla crociera della Disney (Alicia dice che non si fiderebbe di una nave il cui capitano e’ Topolino!). Chiacchieriamo un po’ mentre stavolta per tornare alla nave ovviamente facciamo il ponte. Poco dopo essere entrati nel terminal crociere (dove resteremo un’oretta a cercare di sfruttare il wifi libero, tanto siamo arrivati prima del previsto), si mette a piovere di brutto. C’era gia’ stata qualche goccia sulla spiaggia, ma per fortuna niente di serio, mentre ora viene giu’ proprio da acquazzone tropicale. Beh, visto che l’indomani dovremo sbarcare, almeno lo faremo senza troppi rimpianti!
La mattina dopo, martedi’ 25, sveglia alle 7, perche’ alle 8 bisogna liberare la cabina, anche se poi per sbarcare dovremo attendere fino alle 10,15.
Per concludere questo articolo ecco un breve confronto tra la prima crociera, fatta con la Costa Mediterranea da Savona a Malaga, Casablanca, Cadice, Lisbona, Valencia e Barcellona ad agosto 2012, e questa, fatta con Costa Luminosa.
Le navi sono all’incirca grosse uguali, diciamo tra le piccole-medie della flotta Costa.
Avevamo la stessa identica cabina, nel senso cabina con balcone, ponte 8. Quella della Mediterranea era leggerissimamente piu’ grande, ma praticamente identica.
A me sembra di ricordare che la connessione internet (che gia’ allora mi era sembrata costosa), costasse meno. Forse perche’ Costa usa Tim e la’ eravamo in Europa.
La Mediterranea era piu’ kitch, mentre la Luminoca ha decori ed arredamenti piu’ sobri, che preferisco.
Sulla Mediterranea raramente si poteva fare colazione fino alle 11. Qui tutti i giorni.
Sulla Mediterranea i turni per la cena erano alle 19,30 (o 19) e alle 21,30. Qui sono alle 18,30 e alle 21. Le 18,30 e’ decisamente un po’ presto.
Pero’ il servizio sulla Mediterranea era piu’ veloce: qui da quando ci sediamo a tavola alle 21 a quando cominciamo a mangiare l’antipasto passa sempre almeno mezz’ora: davvero troppo.
Sulla Mediterranea insieme al Today ti davano una piccola mappa (ok, fotocopiata, rudimentale, ma pur sempre mappa) del porto in cui scendevi, con segnata la posizione dove avrebbe attraccato la nave. Qui ci hanno dato solo le mappe dei terminal con i negozi di diamanti, ecc, e solo per i porti che li avevano. Come dicevo non c’e’ mai stata una navetta disponibile, nemmeno a pagamento (ad es. ho letto su un forum che la Carnival per Grand Turks la fornisce).
Sulla Mediterranea gli asciugamani per la piscina erano disponibili in piscina: li prendevi puliti e poi li lasciavi in un cestone. Qui te li danno in cabina, e puoi portarteli dietro, e se vuoi te li cambiano tutti i giorni, ma ne sei responsabile: se a fine crociera non sono in cabina, ti addebitano 20 dollari l’uno. In effetti riduce gli sprechi (nei lavaggi) e visto che te li porti anche giu’ dalla nave, e’ giusto che ne sei responsabile. Pero’ e’ ovvio che l’altro modo fosse piu’ comodo per quando eri in piscina.
La Mediterranea aveva 2 piscine gemelle al centro e 2 piccole, una a poppa e una a prua. La Luminosa ha una piscina al centro e un a prua. Pero’ quella al centro e’ tutta riparata dal vento da vetrate e si puo’ pure chiudere. La Mediterranea ha sopra un toboga, la Luminosa ha un piccolo parco per bimbi, il simulatore della Formula Uno e un minigolf.
Anche qui, come sulla Mediterranea, quando il rientro sulla nave e’ ad un’ora uguale o successiva a quella del primo turno di cena, per la cena rimane aperto il buffet. Solo che sulla Mediterranea succedeva spesso, qui e’ successo solo 2 volte. E a noi questo e’ dispiaciuto, perche’ lo so che sembrera’ assurdo, ma noi mangiamo molto meglio al buffet rispetto al ristorante. E non mi riferisco solo al fatto che vedi le cose e decidi, mentre al ristorante hanno queste descrizioni roboanti, che poi ti lasciano un po’ deluso, ma proprio al fatto che le cose sono piu’ buone (a parte i dolci, che al buffet sono piu’ dozzinali).
Nel complesso io ho preferito, di poco, la Luminosa. Gabry e Alicia invece sono rimasti delusi rispetto alla Mediterranea. Forse perchè loro erano stati entusiasti e la seconda volta si aspettavano di piu’. Io al contrario ero rimasta un po’ delusa, mentre stavolta ero preparata!
Beh, per ora direi di aver detto di tutto e di piu’, ma mi riservo il diritto di integrazione! A voi ovviamente il diritto di non leggere una riga di cio’ che ho scritto! 😉
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